
Licodia Eubea
Passaggio con Ragusa bocciato, ira dei promessi sposi
Consiglieri «imbufaliti», per il sindaco è «un pasticcio»
Consiglieri «imbufaliti», per il sindaco è «un pasticcio»
La commissione Affari istituzionali dell'Ars dice «no» ai quattro
decreti legge, la città dell'uva resta per ora etnea. Una storia dai tratti
pirandelliani, ma chi è il Don Rodrigo della situazione?
Questo matrimonio non s'ha da fare. Poco importa se i promessi sposi di una storia
a tratti pirandelliana, più che manzoniana, hanno già festeggiato – ma non ancora
consumato – le nozze con tanto di banchetto a base, manco a dirlo, di tipica uva
locale. Licodia Eubea, per il momento, resta catanese. Con buona pace dei 522
licodiani che un anno e mezzo fa si erano espressi diversamente con un referendum,
della Giunta impegnata a tessere nuovi rapporti con i partner iblei, dei consiglieri
comunali «imbufaliti» (racconta il sindaco) e anche dei ragusani,
che l'avevano corteggiata fino a strapparle un «sì» più unico che raro.
Perplessità già trapelate durante l'audizione – I bravi, anziché sussurrarla, stavolta la loro sentenza
l'hanno votata. La commissione Affari istituzionali dell'Ars ha infatti bocciato
le quattro leggi che avrebbero dovuto ratificare le volontà di Gela, Piazza Armerina
e Niscemi di passare con Catania e quella di Licodia Eubea di andare con Ragusa.
Un «atteggiamento da fine impero», come lo ha bollato il grillino
Federico Piccitto, che guida il capoluogo ibleo.
«Mi auguro che sia soltanto una battuta d'arresto», spiega deluso il primo cittadino licodiano, Giovanni Verga. «Francamente – aggiunge il sindaco – non ci aspettavamo una decisione del genere, visto che c'era stato un pronunciamento popolare». Eppure qualche segnale lo aveva intravisto durante l'ultima audizione in commissione, al termine della quale Verga aveva avuto «l'impressione che non ci fosse molta convinzione, mancava la volontà politica unanime».
Adesso il sindaco, che dice di non conoscere «le dinamiche politiche e territoriali che hanno inciso sulla bocciatura», non si sbilancia, ma definisce pur sempre «un pasticcio» tanto la legge quanto il voto in commissione, perché «bisognava pensarci prima».
Una incontro con i Comuni "traditi" – A questo punto cosa succederà? «Non ho ancora sentito i
colleghi del Ragusano», spiega Verga, che nei prossimi giorni potrebbe
invece incontrare i rappresentanti degli altri Comuni "traditi",
insieme ai quali studiare le contromosse utili «per far rispettare la volontà
popolare». Per scoprire chi è il Don Rodrigo di questa storia, invece, ci
sarà tempo.

Per Verga tradita la volontà popolare, piccitto denuncia atteggiamenti da fine impero.

«Mi auguro che sia soltanto una battuta d'arresto», spiega deluso il primo cittadino licodiano, Giovanni Verga. «Francamente – aggiunge il sindaco – non ci aspettavamo una decisione del genere, visto che c'era stato un pronunciamento popolare». Eppure qualche segnale lo aveva intravisto durante l'ultima audizione in commissione, al termine della quale Verga aveva avuto «l'impressione che non ci fosse molta convinzione, mancava la volontà politica unanime».
Adesso il sindaco, che dice di non conoscere «le dinamiche politiche e territoriali che hanno inciso sulla bocciatura», non si sbilancia, ma definisce pur sempre «un pasticcio» tanto la legge quanto il voto in commissione, perché «bisognava pensarci prima».
Una incontro con i Comuni "traditi" – A questo punto cosa succederà? «Non ho ancora sentito i

I sindaci preparano le contromosse.

06/05/2016 | 2715 letture | 0 commenti
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