
Licodia Eubea
Il triangolo geopolitico e le ragioni del "divorzio"
Il Consiglio vota «sì» per Ragusa, addio Catania
Il Consiglio vota «sì» per Ragusa, addio Catania
La maggioranza vota compatta a favore del Libero Consorzio ibleo, contrari solo
due consiglieri d'opposizione. Critiche da Salvatore Accardi e Nunzio Li Rosi,
ma sindaco e presidente dell'assise difendono la scelta.
Sedotta dalla corte serrata di Ragusa, delusa dall'indifferenza un po' snob di
Catania, ma anche dispiaciuta per le ambizioni mai decollate di Caltagirone. Di
trovarsi al centro di un così complesso triangolo geopolitico, Licodia Eubea non
se l'aspettava proprio. Ma la scelta, seppur in controtendenza, alla fine non
tradisce le aspettative.
«Una scelta di coscienza» – Da mercoledì sera, salvo colpi di
scena legati alla traballante normativa regionale, la comunità licodiana indossa
la nuova "divisa" iblea, diventando il tredicesimo partner del Libero
Consorzio di Ragusa. A stabilirlo è stato il Consiglio comunale, chiamato a
confermare il risultato del referendum popolare di un anno fa. Dieci i voti compatti
della maggioranza, solo due i contrari, appartenenti al gruppo d'opposizione.
Dall'ex provincia etnea la piccola Licodia Eubea – tremila anime e una vocazione agricola orientata alla produzione di uva da tavola – esce quasi in punta di piedi. Più rumore di lei hanno fatto certamente gli ingressi di Gela, Piazza Armerina e Niscemi. In molti, quindi, si sono chiesti il perché di una decisione controcorrente, che non scalfisce gli equilibri complessivi ma rappresenta comunque una svolta.
Niente comitati né mobilitazioni da queste parti, dove lo strappo è stato vissuto
con un po' di distacco dalla popolazione. «Abbiamo seguito la coscienza –
spiega il sindaco, Giovanni Verga –, non i partiti o la politica. Al di là della
vicinanza geografica, da sempre la nostra gente sente un po' di affinità con i
ragusani, con i quali esistono scambi produttivi ed economici». Il pressing
dei nuovi compagni di consorzio, insieme a una Catania che non si è disturbata
più di tanto per evitare la separazione, ha poi fatto il resto. Il primo cittadino
adesso vede davanti a sé «un mare aperto, una storia tutta da scrivere,
anche alla luce delle competenze che la Regione passerà ai consorzi. È
una scommessa, una scelta coraggiosa, ma noi confidiamo nei vantaggi del sistema
dei servizi e in termini economici, specialmente per l'agricoltura».
Eppure gli "ammiccamenti" iniziali tradivano ben altre intenzioni. «Mi ero battuto per il Libero Consorzio del Calatino – confessa Verga –, da allargare ad altri centri vicini, oltre che numericamente determinanti, come Lentini, Francofonte e Carlentini, ma è mancata la leadership del Comune più popoloso, Caltagirone». E allora tanto vale andare con Ragusa, dalla quale il sindaco si aspetta «un'interlocuzione maggiore rispetto a quella con Catania».
«La popolazione ha disertato il referendum» – Tutti iblei e contenti? A quanto pare no. Il primo a storcere il naso è Salvatore Accardi, capogruppo di opposizione, che ha disertato l'aula. «Non condividiamo questo percorso – sottolinea il consigliere – perché al referendum hanno partecipato 500 persone su quasi 4.000 aventi diritto. Si tratta, di fatto, di una bocciatura».
Più o meno la stessa critica mossa da Nunzio Li Rosi, per 31 anni alla guida della città e per un decennio al vertice dell'Anci provinciale di Catania. «È mancato il coinvolgimento della minoranza – aggiunge l'ex sindaco
– e la popolazione si è espressa chiaramente disertando il referendum. Poiché
Licodia è l'unico Comune del Calatino ad andare con Ragusa, saremo la periferia
e conteremo ancora meno. La città metropolitana ci avrebbe dato più possibilità».
Ipotesi che però il presidente del Consiglio comunale, Alessando Astorino, rispedisce al mittente. «La nostra – ribadisce l'esponente di maggioranza – è una scelta di prospettiva che nasce dalla volontà meditata di scrivere una storia di sviluppo del nostro territorio, che tenga conto delle nostre eccellenze e delle affinità che esistano da sempre con il territorio ibleo, con il quale condividiamo rapporti relativi alla produzione agroalimentare e possibilità che riguardano i nostri prodotti tipici, le scelte strategiche e turistiche. Il referendum era un impegno che non potevamo disattendere».
Da Ragusa, invece, non risparmiano i complimenti, dando «il benvenuto, la piena accoglienza, il plauso, l'apprezzamento e il sostegno per la scelta coraggiosa di Licodia». Che ringrazia e pensa già di adattare anche il dialetto.
Dall'ex provincia etnea la piccola Licodia Eubea – tremila anime e una vocazione agricola orientata alla produzione di uva da tavola – esce quasi in punta di piedi. Più rumore di lei hanno fatto certamente gli ingressi di Gela, Piazza Armerina e Niscemi. In molti, quindi, si sono chiesti il perché di una decisione controcorrente, che non scalfisce gli equilibri complessivi ma rappresenta comunque una svolta.

Gela, Piazza Armerina e Niscemi scelgono il consorzio etneo, Licodia va con quello ibleo, ma sperava nel Calatino.

Eppure gli "ammiccamenti" iniziali tradivano ben altre intenzioni. «Mi ero battuto per il Libero Consorzio del Calatino – confessa Verga –, da allargare ad altri centri vicini, oltre che numericamente determinanti, come Lentini, Francofonte e Carlentini, ma è mancata la leadership del Comune più popoloso, Caltagirone». E allora tanto vale andare con Ragusa, dalla quale il sindaco si aspetta «un'interlocuzione maggiore rispetto a quella con Catania».
«La popolazione ha disertato il referendum» – Tutti iblei e contenti? A quanto pare no. Il primo a storcere il naso è Salvatore Accardi, capogruppo di opposizione, che ha disertato l'aula. «Non condividiamo questo percorso – sottolinea il consigliere – perché al referendum hanno partecipato 500 persone su quasi 4.000 aventi diritto. Si tratta, di fatto, di una bocciatura».
Più o meno la stessa critica mossa da Nunzio Li Rosi, per 31 anni alla guida della città e per un decennio al vertice dell'Anci provinciale di Catania. «È mancato il coinvolgimento della minoranza – aggiunge l'ex sindaco

L'ex sindaco e presidente Anci provinciale teme l'isolamento, ma Astorino crede in un nuovo sviluppo del territorio.

Ipotesi che però il presidente del Consiglio comunale, Alessando Astorino, rispedisce al mittente. «La nostra – ribadisce l'esponente di maggioranza – è una scelta di prospettiva che nasce dalla volontà meditata di scrivere una storia di sviluppo del nostro territorio, che tenga conto delle nostre eccellenze e delle affinità che esistano da sempre con il territorio ibleo, con il quale condividiamo rapporti relativi alla produzione agroalimentare e possibilità che riguardano i nostri prodotti tipici, le scelte strategiche e turistiche. Il referendum era un impegno che non potevamo disattendere».
Da Ragusa, invece, non risparmiano i complimenti, dando «il benvenuto, la piena accoglienza, il plauso, l'apprezzamento e il sostegno per la scelta coraggiosa di Licodia». Che ringrazia e pensa già di adattare anche il dialetto.
30/10/2015 | 3325 letture | 0 commenti
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