Cronaca
A Vizzini c'erano oltre 89.000 kg di bombe "avariate"
Svelate le carte segrete dell'operazione per smaltirle
Svelate le carte segrete dell'operazione per smaltirle
Il deputato sardo Pili pubblica parte dei documenti sul trasferimento degli ordigni prima custoditi nel 115° Deposito sussidiario dell'Aeronautica militare, poi fatti brillare a Quirra. Ecco l'elenco del materiale bellico.
Ventitre maggio 1986. Fonogrammi, fino a qualche settimana fa riservati, corrono lungo l'asse che da Vizzini si snoda fino a Civitavecchia e Livorno, per proseguire in direzione di Olbia e poi verso il sud della Sardegna. I dispacci militari, in quei giorni, si fanno più serrati. Servono a pianificare il trasporto, in tutta segretezza, di migliaia di chili di bombe di ogni genere, ormai "avariate" e quindi pericolose da custodire nel 115° Deposito sussidiario dell'Aeronautica militare di Vizzini Scalo.
«Scarse garanzie di sicurezza» – A svelare i documenti top secret è il deputato sardo Mauro Pili, ex Pdl e oggi nel Gruppo misto, già presidente della Regione Sardegna, che ha denunciato il trasferimento degli ordigni nel 116° Deposito di Serrenti, a una quarantina di chilometri da Cagliari. Le bombe sarebbero poi state portate nel corso degli anni a Quirra, sulla
costa est, dove fino al 2008 sarebbero state fatte esplodere mascherando le operazioni da esercitazioni.
Nelle gallerie scavate sotto le collinette di contrada Salonia c'era un vero arsenale. Il materiale bellico era però in parte inutilizzabile. Lo certifica un'ispezione del 14 aprile 1986, al termine della quale viene messo nero su bianco che dai grani di propellente delle bombe fuoriusciva nitroglicerina in quantità tale da «compromettere seriamente – si legge nella relazione – la loro sicurezza all'immagazzinamento». I manufatti presentavano «un notevole stato di degradazione chimica», oltre a «profonde corrosioni del corpo metallico contenente l'esplosivo primario». Le bombe erano «tutte fortemente ossidate con efflorescenze di materiale esplosivo», mentre le cartucce presentavano «consistenti ossidazioni». Insomma, nelle gallerie vi erano ormai «scarse garanzie di sicurezza» e, quindi, «ragioni di riservatezza ne sconsigliano l'alienazione (delle bombe, n.d.r.) con metodologie diverse che non siano il brillamento».
La santabarbara di Vizzini Scalo – Ma cosa c'era di preciso nella santabarbara del Deposito di Vizzini Scalo? Quasi 20mila pezzi sono quelli citati in un documento diffuso da Pili: razzi, spolette, detonatori e persino bombe di grosse dimensioni, le più potenti delle quali arrivavano a
pesare quasi 500 chili ciascuna (ben 85). L'Aeronautica militare progetta dunque di "smaltire" l'arsenale spostando 89.065 chili di materiale esplosivo (equivalenti a 1.141 colli stipati su 15 mezzi) in treno lungo mezza Italia e poi in mare fino a Olbia, destinazione Serrenti. L'operazione viene pianificata nei minimi dettagli, usando carri coperti e scortando il carico lungo tutto il percorso. Alcune "spedizioni" partono anche in piena notte dalla stazione di Vizzini Scalo.
La denuncia – Per Pili, membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli effetti dell'uranio impoverito, si tratta dello stesso materiale fatto esplodere fino a un decennio fa al poligono Quirra, in fosse profonde 20 metri e larghe 40. Il deputato, fondatore di Unidos, denuncia
«il più grande misfatto di Stato nei confronti della nostra terra», messo in atto per «smaltite in maniera illegale, criminale nelle nostre terre» l'esplosivo inutilizzabile, che avrebbe causato «nubi tossiche di oltre 100 metri d'altezza». Un'operazione per la quale, sempre secondo Pili, avrebbero pagato «centinaia di militari morti a causa di una gestione scellerata della Difesa in Italia".
Sui quelli che sono stati ribattezzati «veleni di Quirra» è in corso un processo che mira a far luce sullo smaltimento degli ordigni sin dall'inizio degli anni Duemila. Nel poligono sarebbe stato interrato anche del napalm.
Un'ispezione nel Deposito di Vizzini certificò la pericolosità di parte dell'arsenale e la necessità di smaltirlo in tempi brevi.
Nelle gallerie scavate sotto le collinette di contrada Salonia c'era un vero arsenale. Il materiale bellico era però in parte inutilizzabile. Lo certifica un'ispezione del 14 aprile 1986, al termine della quale viene messo nero su bianco che dai grani di propellente delle bombe fuoriusciva nitroglicerina in quantità tale da «compromettere seriamente – si legge nella relazione – la loro sicurezza all'immagazzinamento». I manufatti presentavano «un notevole stato di degradazione chimica», oltre a «profonde corrosioni del corpo metallico contenente l'esplosivo primario». Le bombe erano «tutte fortemente ossidate con efflorescenze di materiale esplosivo», mentre le cartucce presentavano «consistenti ossidazioni». Insomma, nelle gallerie vi erano ormai «scarse garanzie di sicurezza» e, quindi, «ragioni di riservatezza ne sconsigliano l'alienazione (delle bombe, n.d.r.) con metodologie diverse che non siano il brillamento».
La santabarbara di Vizzini Scalo – Ma cosa c'era di preciso nella santabarbara del Deposito di Vizzini Scalo? Quasi 20mila pezzi sono quelli citati in un documento diffuso da Pili: razzi, spolette, detonatori e persino bombe di grosse dimensioni, le più potenti delle quali arrivavano a
Le bombe più grandi, 85 in tutto, arrivavano a pesare quasi 500 chilogrammi.
La denuncia – Per Pili, membro della Commissione parlamentare d'inchiesta sugli effetti dell'uranio impoverito, si tratta dello stesso materiale fatto esplodere fino a un decennio fa al poligono Quirra, in fosse profonde 20 metri e larghe 40. Il deputato, fondatore di Unidos, denuncia
Per lo smaltimento degli ordigni nel poligono di Quirri è in corso un processo.
Sui quelli che sono stati ribattezzati «veleni di Quirra» è in corso un processo che mira a far luce sullo smaltimento degli ordigni sin dall'inizio degli anni Duemila. Nel poligono sarebbe stato interrato anche del napalm.
24/08/2017 | 8894 letture | 0 commenti
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