Giustizia
Condotti davanti al giudice con 20 minuti di ritardo
Liberi dopo 48 ore tre presunti topi d'appartamento
Liberi dopo 48 ore tre presunti topi d'appartamento
La convalida dell'arresto doveva avvenire entro le 14,10 di venerdì. Ma in tribunale
gli indagati sono arrivati alle 14,30, fuori tempo massimo, e sono quindi potuti
tornare a casa senza obblighi accessori.
La differenza tra il carcere e la libertà? Può anche essere una mera questione di
orologio. Lo sanno bene i tre presunti topi d'appartamento che venerdì pomeriggio,
dopo due notti trascorse in cella, sono tornati in libertà per un ritardo – in
questo caso non dipendente dalla loro volontà – di appena venti minuti.
Il pm chiedeva carcere e domiciliari – La permanenza in stato di arresto di un 25enne, un
30enne e un 34enne era infatti formalmente iniziata alle 14,10 in punto di mercoledì
scorso, contestualmente all'accusa di furto aggravato in concorso avanzata dai
carabinieri di Vizzini (che li avevano identificati come autori di un colpo da
oltre 5mila euro in contanti più gioielli in oro, messo a segno poche ore prima
in un appartamento) e doveva essere convalidata entro 48 ore. Non di più.
Ma al Tribunale di Caltagirone gli indagati sono stati condotti venti giri di lancetta oltre il termine stabilito dal Codice di procedura penale. Quindi, per il giudice Luisa Maria Cutrona, la richiesta di misura cautelare (in carcere per il 30enne, ai domiciliari per gli altri due), avanzata dal pubblico ministero Vincenzo Calvagno D'Achille, non poteva essere accolta e i tre andavano rimessi immediatamente in libertà, senza alcun obbligo accessorio.
Questione di una manciata di minuti, che hanno fatto scivolare in secondo piano anche le argomentazioni portate in aula dagli avvocati Domenico Acciarito, Sarino Pascolato e Francesco Villardita, i quali contestavano l'arresto perché avvenuto in quasi flagranza di reato, senza cioè che gli indagati, pur trovati in possesso della refurtiva, fossero colti con le "mani nel sacco". Niente processo per direttissima, dunque, e atti di nuovo al pm.
Erano stati accusati di essere gli autori di un furto da 5mila euro in contanti più diversi gioielli in oro.
Ma al Tribunale di Caltagirone gli indagati sono stati condotti venti giri di lancetta oltre il termine stabilito dal Codice di procedura penale. Quindi, per il giudice Luisa Maria Cutrona, la richiesta di misura cautelare (in carcere per il 30enne, ai domiciliari per gli altri due), avanzata dal pubblico ministero Vincenzo Calvagno D'Achille, non poteva essere accolta e i tre andavano rimessi immediatamente in libertà, senza alcun obbligo accessorio.
Questione di una manciata di minuti, che hanno fatto scivolare in secondo piano anche le argomentazioni portate in aula dagli avvocati Domenico Acciarito, Sarino Pascolato e Francesco Villardita, i quali contestavano l'arresto perché avvenuto in quasi flagranza di reato, senza cioè che gli indagati, pur trovati in possesso della refurtiva, fossero colti con le "mani nel sacco". Niente processo per direttissima, dunque, e atti di nuovo al pm.
06/11/2016 | 7481 letture | 0 commenti
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