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Kebba e il sogno di un canestro con la Bidi Basket
Ma il 18enne gambiano è "stoppato" dalla burocrazia
Ma il 18enne gambiano è "stoppato" dalla burocrazia
La società lo ha accolto un anno fa e lo ha fatto allenare, integrandolo nel gruppo. Nel derby col Caltagirone lo ha mandato in panchina, ma gli avversari hanno fatto ricorso. E la Fip non sblocca il tesseramento.
Non lo ha fermato un viaggio della speranza di oltre quattromila chilometri nel deserto. E nemmeno la traversata del Mediterraneo a bordo di uno dei tanti barconi destinati ad approdare – quando la fortuna non si volta dall'altra parte – sulle coste siciliane. A soli 16 anni Kebba Touray pensava che, da quel momento in poi, gli ostacoli della vita di tutti i giorni non potessero che essere banalità. Due anni dopo si è però accorto che una burocrazia irremovibile può negare a un ragazzo la gioia – tanto semplice quanto importante – di giocare una partita di basket con i compagni della sua nuova squadra, in un torneo che, incredibile paradosso, si chiama "Open".
Un'amicizia sul campo di gioco – Kebba ha 18 anni, è originario del Gambia ed è uno degli ospiti dello Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati di Vizzini. Per lui, da un anno a questa parte, l'integrazione passa anche attraverso lo sport. La Bidi Basket, sodalizio di vecchie glorie del movimento cestistico locale impegnate adesso con un vivaio di nuove leve, gli apre le porte senza pregiudizi e accetta una sfida non semplice: far sentire a casa propria, in un campo di pallacanestro, un ragazzo straniero senza famiglia che, come se non bastasse, deve fare i conti anche con la sua condizione di sordomuto. Lo sport, però, fa miracoli. E Kebba, che a Vizzini sta provando a ricostruirsi una vita, si appassiona al gioco, partecipa agli allenamenti e stringe amicizia con i compagni di squadra, dimostrando a modo suo, con tanti abbracci, tutta la riconoscenza che porta in cuore.
Non è un astro nascente del basket, ma la sua società, pur piazzata bene in classifica, decide di far prevalere l'aspetto sociale, inoltrando alla Federazione Italiana Pallacanestro richiesta di tesseramento per il 18enne in vista dell'inizio del campionato, previsto a gennaio. E a questo punto qualcosa si blocca. Perché per poter vedere in campo il giovane atleta gambiano occorre il nulla osta della International Basketball Federation. Che non arriva e nessuno della Fip si preoccupa di sollecitarlo o, meglio ancora, di trovare una soluzione alternativa.
La società invoca una deroga – La Bidi Basket attende con pazienza, fin quando non trova più traccia della pratica telematica e, un po' ingenuamente, decide di dare a Kebba una maglia ufficiale, ipotizzando una sorta di silenzio-assenso degli organi federali. Il giovane va in panchina nell'acceso derby casalingo contro il Caltagirone, che gli ospiti perdono sul campo ai supplementari ma vincono a tavolino facendo ricorso proprio contro la presenza in distinta del ragazzo gambiano.
«Abbiamo giocato contro avversari che schieravano un atleta del 2004 – fa notare Sebastiano D'Avola, nella doppia veste di dirigente della Bidi Basket e di consigliere provinciale Fip –, in campo grazie a un apposita delibera. Perché non può essere concessa una deroga pure al nostro giocatore, peraltro in un campionato "Open"?».
Messi da parte i misteri di una burocrazia sportiva eccessivamente formale, D'Avola, insieme agli altri dirigenti, spiega che a prevalere è stata «la voglia far giocare Kebba, perché è difficile negare a un ragazzo di 18 anni questa gioia e rischiavamo di non vederlo più agli allenamenti». Al giovane cestista della Bidi Basket resta il desiderio di giocare almeno una partita in un torneo in cui non stravolgerebbe di certo gli equilibri, ma di cui vorrebbe ribaltare le logiche della burocrazia, dopo aver dato uno straordinario esempio di integrazione attraverso lo sport.
Non è un astro nascente del basket, ma la sua società, pur piazzata bene in classifica, decide di far prevalere l'aspetto sociale, inoltrando alla Federazione Italiana Pallacanestro richiesta di tesseramento per il 18enne in vista dell'inizio del campionato, previsto a gennaio. E a questo punto qualcosa si blocca. Perché per poter vedere in campo il giovane atleta gambiano occorre il nulla osta della International Basketball Federation. Che non arriva e nessuno della Fip si preoccupa di sollecitarlo o, meglio ancora, di trovare una soluzione alternativa.
La società invoca una deroga – La Bidi Basket attende con pazienza, fin quando non trova più traccia della pratica telematica e, un po' ingenuamente, decide di dare a Kebba una maglia ufficiale, ipotizzando una sorta di silenzio-assenso degli organi federali. Il giovane va in panchina nell'acceso derby casalingo contro il Caltagirone, che gli ospiti perdono sul campo ai supplementari ma vincono a tavolino facendo ricorso proprio contro la presenza in distinta del ragazzo gambiano.
«Abbiamo giocato contro avversari che schieravano un atleta del 2004 – fa notare Sebastiano D'Avola, nella doppia veste di dirigente della Bidi Basket e di consigliere provinciale Fip –, in campo grazie a un apposita delibera. Perché non può essere concessa una deroga pure al nostro giocatore, peraltro in un campionato "Open"?».
Messi da parte i misteri di una burocrazia sportiva eccessivamente formale, D'Avola, insieme agli altri dirigenti, spiega che a prevalere è stata «la voglia far giocare Kebba, perché è difficile negare a un ragazzo di 18 anni questa gioia e rischiavamo di non vederlo più agli allenamenti». Al giovane cestista della Bidi Basket resta il desiderio di giocare almeno una partita in un torneo in cui non stravolgerebbe di certo gli equilibri, ma di cui vorrebbe ribaltare le logiche della burocrazia, dopo aver dato uno straordinario esempio di integrazione attraverso lo sport.
20/03/2018 | 4806 letture | 0 commenti
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