Terza pagina
Compagni di scuola
La notte prima degli esami
Correvano i favolosi anni '80, magari di favoloso avevano solo il loro dorato ricordo a distanza di anni. Eppure alzi la mano chi vedendo «La notte prima degli esami» (almeno di quella X-Generation di qualche lustro fa) non si sia rivisto in quei jeans a vita alta, nelle pettinature cotonate, negli orecchini di plastica colorata e... ma non mi riferisco ad un defilè di moda vintage come lo chiama questa fase di recessione. Mi riferisco ad un'epoca, proprio così: è già passata una generazione.
E chi ci credeva, chi si era mai guardato indietro seriamente prima di quel film? Avevo relegato Venditti, Baglioni e Lionel nella polvere, letteralmente. Dati i miei innumerevoli traslochi. Ora che ci penso il film è stato solo il primo colpo allo stomaco, croce e delizia, dovevo capirlo.
I sintomi c'erano tutti: le emozioni suscitate dalle immagini, gli occhi rossi all'uscita del cinema. L'altro colpo ben assestato: la cena con i compagni di scuola. Ma soprattutto con i professori. Cosa diremo, la voce tornerà timorosa? Sbaglierò qualche congiuntivo di fronte al prof. di italiano? Siamo stati all'altezza delle loro aspettative, ma soprattutto delle nostre?
Senz'altro un piacere vederli, ma allo stesso tempo quanti fantasmi! Loro sono poco diversi da come ce li ricordavamo, sempre "mostri sacri", solo ci appaiono più umani. Eppure in un attimo il tempo fa una brusca inversione, bussano alla memoria i sogni, le aspirazioni di allora, i progetti che non potevano essere disattesi, tutto era certo, era lì, quasi ovvio, si poteva toccare, la laurea, il lavoro, il matrimonio, i figli. Poi, semplicemente, cresci, tanta acqua sotto i ponti e sopra le spalle, ogni tanto ti scrolli e vai avanti, a guardarsi indietro c'è il rischio di restare di sale.
Ma c'è un momento e una giusta dose di coraggio per tutti i momenti della
vita e l'occasione è apparentemente casuale. Nel mettere un po' di ordine
fra le mie vecchie cose occorre decidere se buttare quelle famose vecchie audiocassette
che certamente non si sentono più, giusto per levarmi lo scrupolo dell'inservibilità,
le inserisco nel mio vecchio stereo, premo il tasto play e di colpo cominciano a
snocciolarsi i ricordi. Il prof. di filosofia che spiega, no, meglio evitare,
vivente contemporaneo e.. .compaesano. Prof di geografia astronomica, ultima ora:
la noia stampata sulle nostre facce. Parte la raffica di bigliettini con la confidente
e consigliera in faccende cardiologiche Anna. La casualità di essersi trovata,
in terzo liceo, proprio nello stesso banco che era stato "suo" giusto
qualche anno prima. È proprio il suo il nome graffitato sotto il banco, il
mio nome preceduto da un segno più da quel momento ci legherà, così
avrei sancito l'ineluttabilità del destino a cui si crede ciecamente da
adolescenti.
La metrica delle poesie "doppiate" dalla voce della prof di latino che non dimenticherò mai più: «...da mi basia mille deinde centum dein mille dein secunda centum...». E poi c'è quella festa dei 18 anni, partono i lenti, mi vedo seduta su un divano in trepida attesa proprio di quell'invito.
Alla fine del film, come nella nostra cena, c'è chi viene con prole e giusto
un filo di pancetta, chi senza la zazzera di allora ma con la moglie accanto, chi
resa più silenziosa dalla vita, ma che emozione in quell'abbraccio. E c'è
anche il ruolo dell'amica laureata, single... ma il nostro film non è ancora
finito.
Correvano i favolosi anni '80, magari di favoloso avevano solo il loro dorato ricordo a distanza di anni. Eppure alzi la mano chi vedendo «La notte prima degli esami» (almeno di quella X-Generation di qualche lustro fa) non si sia rivisto in quei jeans a vita alta, nelle pettinature cotonate, negli orecchini di plastica colorata e... ma non mi riferisco ad un defilè di moda vintage come lo chiama questa fase di recessione. Mi riferisco ad un'epoca, proprio così: è già passata una generazione.
E chi ci credeva, chi si era mai guardato indietro seriamente prima di quel film? Avevo relegato Venditti, Baglioni e Lionel nella polvere, letteralmente. Dati i miei innumerevoli traslochi. Ora che ci penso il film è stato solo il primo colpo allo stomaco, croce e delizia, dovevo capirlo.
I sintomi c'erano tutti: le emozioni suscitate dalle immagini, gli occhi rossi all'uscita del cinema. L'altro colpo ben assestato: la cena con i compagni di scuola. Ma soprattutto con i professori. Cosa diremo, la voce tornerà timorosa? Sbaglierò qualche congiuntivo di fronte al prof. di italiano? Siamo stati all'altezza delle loro aspettative, ma soprattutto delle nostre?
Senz'altro un piacere vederli, ma allo stesso tempo quanti fantasmi! Loro sono poco diversi da come ce li ricordavamo, sempre "mostri sacri", solo ci appaiono più umani. Eppure in un attimo il tempo fa una brusca inversione, bussano alla memoria i sogni, le aspirazioni di allora, i progetti che non potevano essere disattesi, tutto era certo, era lì, quasi ovvio, si poteva toccare, la laurea, il lavoro, il matrimonio, i figli. Poi, semplicemente, cresci, tanta acqua sotto i ponti e sopra le spalle, ogni tanto ti scrolli e vai avanti, a guardarsi indietro c'è il rischio di restare di sale.
La metrica delle poesie "doppiate" dalla voce della prof di latino che non dimenticherò mai più: «...da mi basia mille deinde centum dein mille dein secunda centum...». E poi c'è quella festa dei 18 anni, partono i lenti, mi vedo seduta su un divano in trepida attesa proprio di quell'invito.
27/07/2006 | 3606 letture | 0 commenti
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