Terza pagina
L'infiorata del Torrione e «Jeli il pastore»
Jeli è un giovane pastore che vive una vita primitiva a contatto con la natura,
fuori dagli schemi coercitivi del contesto sociale. Ad un certo punto però
egli entra in rapporto con la società e si sposa con Mara, figlia di un
massaro; tradito dalla moglie si vede costretto, per una legge d'onore, ad
uccidere il rivale, il signorino Don Alfonso, che era stato da bambino anche suo
amico di giochi.
Da una parte il paradiso incontaminato posto al di qua della storia e del progresso, dall'altra i meccanismi che regolano la convivenza sociale, a cui Jeli cerca, ma invano, di adeguarsi. Il dissidio tra i due mondi è palese, quello di Jeli e le sue pecore e quello di Don Alfonso e la nobiltà; è palese fin dall'amicizia infantile tra il pastore e il signorino, che se è ancora possibile ad uno stadio di innocenza infantile, edenica, non lo è una volta che i due sono divenuti adulti e si sono inseriti nella società. Jeli resta perennemente nella sua condizione di recluso e di diverso, egli ha preso coscienza che il dislivello sociale non si migliora e il suo destino è quello di restare pastore e che le donne, infine, viste come la "roba", cadono sempre nelle mani dei più ricchi.
Nel suo finale gesto omicida, probabilmente c'è pure un oscuro desiderio di integrazione, che aggiungendosi alle altre motivazioni, lo induce a comportarsi secondo il clichè sociale della comunità del suo tempo. Da qui la stupefatta battuta finale del protagonista, il quale si stupisce delle conseguenze a cui andrà incontro: «è ben assurda questa società se punisce chi ha agito secondo il costume della propria collettività, uccidendo colui che aveva attentato alla naturale proprietà della donna da parte del marito!».
Con l'arresto, il carcere, e quindi la segregazione materiale dalla comunità, il suo destino sociale di escluso è ormai completo e definitivo.
Il 1880, anno che rappresenta per il Verga un periodo di intensa creatività, segnato dall'apparizione della silloge di «Vita dei campi», in questo periodo lo scrittore torna ad affrontare il mondo degli oppressi e degli emarginati, personaggi distinti da altri o per ragioni economiche e materiali o, in qualche caso, per ragioni sociali.
Ecco cosa hanno magistralmente allestito, con tantissimo impegno, visto il clima quasi invernale, gli oltre cento ragazzi del Centro giovanile per la seconda edizione di «Novelle in fiore», coincisa con la III° edizione della «Festa dei sapori e dei profumi». Infiorata che ha rappresentato per i ragazzi del Centro giovanile un modo piacevole per avvicinarsi alla cultura, allestendo dei coloratissimi pannelli floreali, basandosi esclusivamente su scene teatrali tratte dalle novelle del Verga; catalizzatore l'assessore Giovanni Amore, che continua a stupire per il suo impegno verso il mondo dei giovani.
Non sempre e non obbligatoriamente ci si avvicina alla cultura leggendo un buon libro, vi sono altri modi per avvicinare i giovani all'arte, uno di questi è l'infiorata, un modo piacevole e divertente per far conoscere il Verga a chi magari si annoierebbe a leggerne un suo libro; per non parlare del teatro, che riesce ad avvicinare i giovani ai grandi scrittori greci e latini, vedi la rappresentazione teatrale allestita dal liceo «Secusio» di Vizzini, coordinata dalla prof. Vagone, a lei le capacità di aver avvicinato i giovani studenti ai grandi classici, quali Euripide, poeta tragico greco vissuto tra il 486 a.C. ed il 406 a.C.
Questi eventi che attirano e svegliano l'interesse e l'impegno dei nostri ragazzi dimostrano che non sempre lo spinello e i drink sono tutto per loro, quelli sono solo luoghi comuni a chi non interessa fare altro, i nostri ragazzi hanno solo bisogno che qualcuno li coinvolga nel fare qualcosa, non importa cosa, sia essa l'infiorata, il teatro, la «StraVizzini», la pedalata ecologica; qualsiasi cosa purchè li impegni, li coinvolga, rendendoli protagonisti, facendoli star bene con se stessi e con gli altri. Complimenti ai ragazzi e complimenti a quanti si impegnano con dedizione a seguirli.
Da una parte il paradiso incontaminato posto al di qua della storia e del progresso, dall'altra i meccanismi che regolano la convivenza sociale, a cui Jeli cerca, ma invano, di adeguarsi. Il dissidio tra i due mondi è palese, quello di Jeli e le sue pecore e quello di Don Alfonso e la nobiltà; è palese fin dall'amicizia infantile tra il pastore e il signorino, che se è ancora possibile ad uno stadio di innocenza infantile, edenica, non lo è una volta che i due sono divenuti adulti e si sono inseriti nella società. Jeli resta perennemente nella sua condizione di recluso e di diverso, egli ha preso coscienza che il dislivello sociale non si migliora e il suo destino è quello di restare pastore e che le donne, infine, viste come la "roba", cadono sempre nelle mani dei più ricchi.
Nel suo finale gesto omicida, probabilmente c'è pure un oscuro desiderio di integrazione, che aggiungendosi alle altre motivazioni, lo induce a comportarsi secondo il clichè sociale della comunità del suo tempo. Da qui la stupefatta battuta finale del protagonista, il quale si stupisce delle conseguenze a cui andrà incontro: «è ben assurda questa società se punisce chi ha agito secondo il costume della propria collettività, uccidendo colui che aveva attentato alla naturale proprietà della donna da parte del marito!».
Con l'arresto, il carcere, e quindi la segregazione materiale dalla comunità, il suo destino sociale di escluso è ormai completo e definitivo.
Il 1880, anno che rappresenta per il Verga un periodo di intensa creatività, segnato dall'apparizione della silloge di «Vita dei campi», in questo periodo lo scrittore torna ad affrontare il mondo degli oppressi e degli emarginati, personaggi distinti da altri o per ragioni economiche e materiali o, in qualche caso, per ragioni sociali.
Ecco cosa hanno magistralmente allestito, con tantissimo impegno, visto il clima quasi invernale, gli oltre cento ragazzi del Centro giovanile per la seconda edizione di «Novelle in fiore», coincisa con la III° edizione della «Festa dei sapori e dei profumi». Infiorata che ha rappresentato per i ragazzi del Centro giovanile un modo piacevole per avvicinarsi alla cultura, allestendo dei coloratissimi pannelli floreali, basandosi esclusivamente su scene teatrali tratte dalle novelle del Verga; catalizzatore l'assessore Giovanni Amore, che continua a stupire per il suo impegno verso il mondo dei giovani.
Non sempre e non obbligatoriamente ci si avvicina alla cultura leggendo un buon libro, vi sono altri modi per avvicinare i giovani all'arte, uno di questi è l'infiorata, un modo piacevole e divertente per far conoscere il Verga a chi magari si annoierebbe a leggerne un suo libro; per non parlare del teatro, che riesce ad avvicinare i giovani ai grandi scrittori greci e latini, vedi la rappresentazione teatrale allestita dal liceo «Secusio» di Vizzini, coordinata dalla prof. Vagone, a lei le capacità di aver avvicinato i giovani studenti ai grandi classici, quali Euripide, poeta tragico greco vissuto tra il 486 a.C. ed il 406 a.C.
Questi eventi che attirano e svegliano l'interesse e l'impegno dei nostri ragazzi dimostrano che non sempre lo spinello e i drink sono tutto per loro, quelli sono solo luoghi comuni a chi non interessa fare altro, i nostri ragazzi hanno solo bisogno che qualcuno li coinvolga nel fare qualcosa, non importa cosa, sia essa l'infiorata, il teatro, la «StraVizzini», la pedalata ecologica; qualsiasi cosa purchè li impegni, li coinvolga, rendendoli protagonisti, facendoli star bene con se stessi e con gli altri. Complimenti ai ragazzi e complimenti a quanti si impegnano con dedizione a seguirli.
03/06/2006 | 4217 letture | 0 commenti
di La Civetta
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