Terza pagina
Santi di frontiera
"Tutt'a un tratto, mentre il Santo se ne andava tranquillamente per la sua strada, sotto il baldacchino, coi cani al guinzaglio, un gran numero di ceri accesi tutt'intorno, e la banda, la processione, la calca dei devoti, accadde una parapiglia, un fuggi fuggi, un casa del diavolo: preti che scappavano colle sottane per aria, trombe e clarinetti sulla faccia, donne che strillavano, il sangue a rigagnoli, e le legnate che piovevano come pere fradicie..."Così inizia "Guerra dei Santi", una delle novelle verghiane. Fedele alla sua poetica di scrittore verista, Verga doveva certamente conoscere alcuni episodi avvenuti anche in periodi a lui contemporanei che opponevano le due opposte fazioni di San Vito e San Giovanni. Le contese dovevano ancora essere piuttosto vivaci se lo scrittore dovette usare gli pseudonimi di San Rocco e San Pasquale, per riferirsi ai due Santi, ma poi aggiunge "giacchè i loro avversari del quartiere basso, che ognuno se li rammentava senza scarpe ai piedi, s'erano arricchiti come porci, colla nuova industria della concia delle pelli", ed altri riferimenti che non lasciano dubbi circa l'identità dei quartieri e la realtà storica locale.
Si era infatti creato, soprattutto dopo il terremoto del 1693, un nuovo quartiere, a valle, fuori le mura, lungo la strada che portava alla chiesa di San Giovanni, che un tempo era una zona di vigneti visto che l'antico appellativo della chiesa era: "delle Vigne".
La chiesa era stata ricostruita più sfarzosa e più grande della stessa Matrice. Si identificava con questo quartiere una nuova èlite borghese, venuta fuori dall'economia della concia, i figli di quei "conciapelle" avevano studiato e aspiravano a entrare al governo della città, passando per le Confraternite, legate alle chiese.
Tra i quartieri, quello di San Vito era legato alla antica èlite nobiliare, che da sempre gestiva il potere politico ed economico della città. Quella dei quartieri in lotta fra di loro, non è una novità legata alla nostra specifica realtà locale; infatti in una zona del centro storico di Modica è ancora possibile vedere una targa su cui si legge: "Limite fra le due Matrici".
Emblematico un episodio avvenuto nel 1720 a Vizzini durante la processione del Corpus Domini e di cui fu protagonista il Vicario Albergo, vicino alla Confraternita dello Spirito Santo, legata alla Chiesa di San Vito, ed acerrimo nemico dei Confrati di San Giovanni.
Il Vicario aveva consentito ai Vitisi di allargare il circuito della processione, toccando i quartieri di Sant'Agata e di San Giovanni Battista, nonostante la Corte Vescovile di Siracusa avesse dato ordine di non oltrepassare il quartiere di Sant'Agata, anche San Giovanni era solita organizzare per quel giorno la processione e le autorità temevano disordini dall'incontro fra le due processioni.
Perciò era stato disposto di attendere che la processione dei Giovannesi terminasse, ma questi ultimi tardarono la conclusione per impedire ai Vitisi di entrare nel proprio quartiere. A questo punto il Vicario Albergo diede comunque l'ordine di inizio della processione della chiesa di San Vito e anzi "assistette a cavallo alla frontiera della strada nel quartiere di San Giovanni, assistito da uomini armati di carabine per sostenere ad modum belli il suo impegno".
Certo tanta acredine risulterebbe oggi incomprensibile ma non guasterebbe un pò d'attenzione, da parte dei parrocchiani e dei cittadini in genere, dal momento che proprio i due "contendenti" entrambe le Chiese, San Vito e San Giovanni, antichi baluardi e identità di quartiere, sono "al tappeto" chiuse da anni, protagoniste ancora una volta in negativo di lavori "maldestramente" organizzati da persone ed organismi privi di interessi di campanile, ma anche, per forza di cose, di quell'amor patrio che caratterizzava quei nostri concittadini di altri tempi.
03/06/2005 | 3454 letture | 0 commenti
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