Terza pagina
Il Principe spadaccino
La vita di questo piccolo principe poteva assomigliare ad una favola bellissima,
invece lo fece divenire un tragico eroe romantico.
Il suo nome era Francesco Mannino, fin da giovanissimo aveva coltivato una grande passione per la scherma, già questo basterebbe a renderlo un credibile principe azzurro per l'eleganza di un'arte così antica e così nobile.
Ma Francesco dalla sua aveva anche una quasi leggiadra bellezza, tale da fermare a lungo lo sguardo anche oggi, a distanza di tempo, su una foto ingiallita.
Ma andiamo per gradi. La sua passione per la spada lo aveva subito portato lontano, facendogli vincere praticamente tutto il possibile, a 15 anni era già "Campione Regionale Assoluto di Spada e Fioretto", premio U.S.S.I per il miglior atleta siciliano dell'anno, a 18 anni probabile olimpionico di spada a Tokyo, un anno dopo campione alle Universiadi di Budapest, Azzurro di Spada e Azzurro Universitario, venne anche convocato per le Olimpiadi di Città del Messico, ma a quest'ultima meta era destino che non ci arrivasse mai.
Francesco viveva da alcuni anni a Catania ed era iscritto alla facoltà di Medicina; in questo aveva seguito le orme del padre che esercitava la professione medica presso l'ospedale Santa Marta e del nonno che era farmacista a Vizzini.
Al paese Francesco tornava spesso, specie per esercitare un'altra delle sue passioni, la caccia, passione che però lo strappò via alla vita in una bruma mattinata dell'autunno 1967.
Nel luogo in cui avvenne il tragico incidente, in una stradina del Poggio Impiso, i suoi genitori per i quali lui, unico figlio, era stato "Sogno, Speranza, Certezza", eressero una piccola cappella con mosaici blu e oro, su cui campeggiano i versi di Lord Byron "Vivi presto, muori giovane per essere bello anche morto" ed un bassorilievo che rappresenta la Pietà.
Il suo sguardo dolce ed il suo portamento nobile e fiero, l'animo generoso che
dai tratti traspare, non lasciano indifferenti chi ha modo di ricordarli o anche
solo di vederli per la prima volta, immortalati nella sua eterna gioventù
e, come disse il poeta dei Sepolcri:
Così dovette pensarla il suo amore di allora, Anna, che la sua vita, come le eroine romantiche, votò al suo ricordo, stando vicino, per il resto della vita, ai genitori di Francesco.
Il suo nome era Francesco Mannino, fin da giovanissimo aveva coltivato una grande passione per la scherma, già questo basterebbe a renderlo un credibile principe azzurro per l'eleganza di un'arte così antica e così nobile.
Ma Francesco dalla sua aveva anche una quasi leggiadra bellezza, tale da fermare a lungo lo sguardo anche oggi, a distanza di tempo, su una foto ingiallita.
Ma andiamo per gradi. La sua passione per la spada lo aveva subito portato lontano, facendogli vincere praticamente tutto il possibile, a 15 anni era già "Campione Regionale Assoluto di Spada e Fioretto", premio U.S.S.I per il miglior atleta siciliano dell'anno, a 18 anni probabile olimpionico di spada a Tokyo, un anno dopo campione alle Universiadi di Budapest, Azzurro di Spada e Azzurro Universitario, venne anche convocato per le Olimpiadi di Città del Messico, ma a quest'ultima meta era destino che non ci arrivasse mai.
Francesco viveva da alcuni anni a Catania ed era iscritto alla facoltà di Medicina; in questo aveva seguito le orme del padre che esercitava la professione medica presso l'ospedale Santa Marta e del nonno che era farmacista a Vizzini.
Al paese Francesco tornava spesso, specie per esercitare un'altra delle sue passioni, la caccia, passione che però lo strappò via alla vita in una bruma mattinata dell'autunno 1967.
Nel luogo in cui avvenne il tragico incidente, in una stradina del Poggio Impiso, i suoi genitori per i quali lui, unico figlio, era stato "Sogno, Speranza, Certezza", eressero una piccola cappella con mosaici blu e oro, su cui campeggiano i versi di Lord Byron "Vivi presto, muori giovane per essere bello anche morto" ed un bassorilievo che rappresenta la Pietà.
"...Celeste è questaCosì probabilmente pensarono i suoi familiari che al suo ricordo dedicarono il resto della loro vita, al punto che si adoperarono per far istituire il "Trofeo Internazionale Spada d'Argento Francesco Mannino", arrivato aggi alla trentasettesima edizione.
corrispondenza d'amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l'amico estinto
e l'estinto con noi..."
Così dovette pensarla il suo amore di allora, Anna, che la sua vita, come le eroine romantiche, votò al suo ricordo, stando vicino, per il resto della vita, ai genitori di Francesco.
09/07/2005 | 8543 letture | 0 commenti
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