Terza pagina
Attimi vizzinesi nell'eterno Sol Levante
Sono le 03:00, e come da mia consuetudine, saluto la luna sfogliando le
pagine di un copioso libro.
Generalmente è proprio in queste ore che mi concedo qualche ricordo, e tra i tanti sorrisi dell'infanzia affiorano le vie assolate di una Vizzini "mediterraneamente" calda e familiare. Prendo dunque coscienza di chi sono e da dove vengo, e traggo nuova forza per continuare il mio viaggio.
Da circa due mesi mi trovo in Giappone. Il motivo? In verità sarebbero tanti, forse troppi. Studiando all'Università di Lingue e Civiltà Orientali, questa mia avventura è forse il minimo che potessi fare, ma c'è sicuramente dell'altro.
Cresciuto nell'ambito di un paesino della Sicilia quale Vizzini, ho sicuramente potuto godere dell'abbraccio familiare, ed in ogni caso sono cresciuto con la (positiva) "paesana" concezione che qualsiasi via, strada o quartiere fosse un po casa mia.
Non appena raggiunta l'età sufficiente per decidere sul mio futuro, ho subito scelto la partenza. Non una fuga dal paese, bensì l'inizio di un viaggio che potesse farmi "vivere il paese" in ogni angolo del mondo.
Dopo quattro lunghi e travagliati anni trascorsi nella Capitale d'Italia, dove ho potuto affinare sempre più il mio pensiero e parallelamente constatare quanto fossi vicino a casa, è giunto il tanto atteso momento del Sol Levante.
Vivo in una città più o meno grande quanto Catania; da subito mi sono sentito a casa e, poco a poco, ho cominciato a girare con la mia bicicletta un po tutte le orientaleggianti vie dei quartieri a me vicini. È bastato poco perché potessi ricreare il mio "centro" anche qui, così lontano dalla terra che mi partorì.
La gente è molto ospitale ed in questo ricorda molto la terra da poco salutata, ma in effetti le similitudini si perdono non appena si cominciano ad affrontare temi come la "concezione dell'ordine", dell'efficienza e della comodità.
Qui ogni cosa ha il suo posto, e lo trova facilmente in mezzo alla natura, senza scomodare assolutamente le piante d'un boschetto contiguo alle abitazioni o i tanti canneti a ridosso di alcune collinette. La gente vive il rispetto non come il timore di una eventuale ripercussione, bensì come la naturale conseguenza dell'amor proprio. Si ha molto interesse per ciò che proviene dall'esterno anche se si da a ciò poco spazio per poter inquinare uno stile di vita consolidato negli anni.
Il senso dell'ordine è l'unità di misura di un sistema che apparentemente sembrerebbe impeccabile, meccanicamente perfetto, umanamente divino. Alla stazione i macchinisti, così come tutto il personale dei vagoni, viaggia con il cronometro appeso al collo ed il tempo.. e gia, il tempo non ruba affatto altro tempo! In ogni istante si ha la certezza di non rischiare di perdere alcun attimo.
Nei negozi la disponibilità del personale è una via di mezzo tra la calorosa premura di metter a proprio agio il cliente, e la standardizzazione di atteggiamenti formali. Quando entro in un negozio, la prima frase che sento è "Lei è il benvenuto, posso esserle d'aiuto in qualche modo?"; e questa è una frase alla quale generalmente non si da alcuna risposta, ma serve da consapevolezza qualora ci si sentisse in preda al panico o all' indecisione, ed un aiuto competente sarebbe la cosa più opportuna.
Quando poi si esce dal negozio, il ringraziamento per aver fatto la propria visita al locale in questione precede i passi che separano il cliente dall'ambiente esterno.
La disponibilità da parte degli abitanti di questo paese è veramente mirabile, ed in questo mi ricorda la tanto amata Sicilia.
Qualche giorno fa, ad esempio, cercavo un istituto a Nagoya (città che dista 30 minuti da Okazaki, dove vivo) e in un attimo di perplessità, poiché il tempo stringeva, chiesi delle informazione ad un ragazzo che, dopo aver meditato per un attimo, con imbarazzo mi ha fornito le sue scuse per non avermi potuto dare l'aiuto richiesto. Decisi dunque di "importunare" un uomo in giacca e cravatta. Immediatamente si offrì di aiutarmi, preoccupandosi persino di chiedere informazioni al benzinaio di fronte.
È stato grazie al loro indispensabile aiuto che sono riuscito a giungere al tanto ricercato quanto sofferto luogo dell'appuntamento.
Qui il passato è assolutamente patrimonio vivente nella vita quotidiana di ogni cittadino, e nessuno si sognerebbe mai di distruggere o rifare un monumento o una zona caratteristica rinunciando all'antico fascino, in nome di una innovazione che purtroppo dalle mie natie parti si è verificata piuttosto spesso.
Questa notte è calma, i venti sono quieti e nell'aria si respira l'odore di una umidità che lascia presagire della pioggerella per domani. L'ultima volta che avvertii la stessa sensazione non si trattò di pioggerellina bensì di un tifone che a qualche chilometro di distanza fece tuonare il suo volere contro quanti si dovettero aggrappare ora a sostegni artificiali, ora a vane speranze.
Non ironizzo su quanto di consueto accade da queste parti, ma al tempo stesso non lascio che la gravità dell'accaduto stenda un velo di silenzio a discapito del mio magari singolare metodo di divulgazione.
Per il momento termino il mio diario con l'augurio di poter dare in futuro, a chi ha voglia di sapere, quanto più i mie sensi hanno vissuto, affinché in qualche modo il mio viaggio possa esser un po il viaggio di molti, il viaggio di tutti i sognatori.
"Mainichi Ganbattèkudasai"
Generalmente è proprio in queste ore che mi concedo qualche ricordo, e tra i tanti sorrisi dell'infanzia affiorano le vie assolate di una Vizzini "mediterraneamente" calda e familiare. Prendo dunque coscienza di chi sono e da dove vengo, e traggo nuova forza per continuare il mio viaggio.
Da circa due mesi mi trovo in Giappone. Il motivo? In verità sarebbero tanti, forse troppi. Studiando all'Università di Lingue e Civiltà Orientali, questa mia avventura è forse il minimo che potessi fare, ma c'è sicuramente dell'altro.
Cresciuto nell'ambito di un paesino della Sicilia quale Vizzini, ho sicuramente potuto godere dell'abbraccio familiare, ed in ogni caso sono cresciuto con la (positiva) "paesana" concezione che qualsiasi via, strada o quartiere fosse un po casa mia.
Non appena raggiunta l'età sufficiente per decidere sul mio futuro, ho subito scelto la partenza. Non una fuga dal paese, bensì l'inizio di un viaggio che potesse farmi "vivere il paese" in ogni angolo del mondo.
Dopo quattro lunghi e travagliati anni trascorsi nella Capitale d'Italia, dove ho potuto affinare sempre più il mio pensiero e parallelamente constatare quanto fossi vicino a casa, è giunto il tanto atteso momento del Sol Levante.
Vivo in una città più o meno grande quanto Catania; da subito mi sono sentito a casa e, poco a poco, ho cominciato a girare con la mia bicicletta un po tutte le orientaleggianti vie dei quartieri a me vicini. È bastato poco perché potessi ricreare il mio "centro" anche qui, così lontano dalla terra che mi partorì.
La gente è molto ospitale ed in questo ricorda molto la terra da poco salutata, ma in effetti le similitudini si perdono non appena si cominciano ad affrontare temi come la "concezione dell'ordine", dell'efficienza e della comodità.
Qui ogni cosa ha il suo posto, e lo trova facilmente in mezzo alla natura, senza scomodare assolutamente le piante d'un boschetto contiguo alle abitazioni o i tanti canneti a ridosso di alcune collinette. La gente vive il rispetto non come il timore di una eventuale ripercussione, bensì come la naturale conseguenza dell'amor proprio. Si ha molto interesse per ciò che proviene dall'esterno anche se si da a ciò poco spazio per poter inquinare uno stile di vita consolidato negli anni.
Il senso dell'ordine è l'unità di misura di un sistema che apparentemente sembrerebbe impeccabile, meccanicamente perfetto, umanamente divino. Alla stazione i macchinisti, così come tutto il personale dei vagoni, viaggia con il cronometro appeso al collo ed il tempo.. e gia, il tempo non ruba affatto altro tempo! In ogni istante si ha la certezza di non rischiare di perdere alcun attimo.
Nei negozi la disponibilità del personale è una via di mezzo tra la calorosa premura di metter a proprio agio il cliente, e la standardizzazione di atteggiamenti formali. Quando entro in un negozio, la prima frase che sento è "Lei è il benvenuto, posso esserle d'aiuto in qualche modo?"; e questa è una frase alla quale generalmente non si da alcuna risposta, ma serve da consapevolezza qualora ci si sentisse in preda al panico o all' indecisione, ed un aiuto competente sarebbe la cosa più opportuna.
Quando poi si esce dal negozio, il ringraziamento per aver fatto la propria visita al locale in questione precede i passi che separano il cliente dall'ambiente esterno.
La disponibilità da parte degli abitanti di questo paese è veramente mirabile, ed in questo mi ricorda la tanto amata Sicilia.
Qualche giorno fa, ad esempio, cercavo un istituto a Nagoya (città che dista 30 minuti da Okazaki, dove vivo) e in un attimo di perplessità, poiché il tempo stringeva, chiesi delle informazione ad un ragazzo che, dopo aver meditato per un attimo, con imbarazzo mi ha fornito le sue scuse per non avermi potuto dare l'aiuto richiesto. Decisi dunque di "importunare" un uomo in giacca e cravatta. Immediatamente si offrì di aiutarmi, preoccupandosi persino di chiedere informazioni al benzinaio di fronte.
È stato grazie al loro indispensabile aiuto che sono riuscito a giungere al tanto ricercato quanto sofferto luogo dell'appuntamento.
Qui il passato è assolutamente patrimonio vivente nella vita quotidiana di ogni cittadino, e nessuno si sognerebbe mai di distruggere o rifare un monumento o una zona caratteristica rinunciando all'antico fascino, in nome di una innovazione che purtroppo dalle mie natie parti si è verificata piuttosto spesso.
Questa notte è calma, i venti sono quieti e nell'aria si respira l'odore di una umidità che lascia presagire della pioggerella per domani. L'ultima volta che avvertii la stessa sensazione non si trattò di pioggerellina bensì di un tifone che a qualche chilometro di distanza fece tuonare il suo volere contro quanti si dovettero aggrappare ora a sostegni artificiali, ora a vane speranze.
Non ironizzo su quanto di consueto accade da queste parti, ma al tempo stesso non lascio che la gravità dell'accaduto stenda un velo di silenzio a discapito del mio magari singolare metodo di divulgazione.
Per il momento termino il mio diario con l'augurio di poter dare in futuro, a chi ha voglia di sapere, quanto più i mie sensi hanno vissuto, affinché in qualche modo il mio viaggio possa esser un po il viaggio di molti, il viaggio di tutti i sognatori.
"Mainichi Ganbattèkudasai"
02/12/2004 | 7295 letture | 0 commenti
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