Terza pagina
Le officine del freddo
Quando si parla di neviere, forse la prima cosa che viene in mente è la cima
innevata dell'Etna che è una delle poche cose che in Sicilia si vede più
spesso innevata, o nello specifico a Vizzini, si pensa alla chiesetta della Madonna
delle Neviere, oltre la quale il vizzinese si sente di aver oltrepassato le Colonne
d'Ercole, tant'è che per tradizione immemorabile ci si segna al passaggio,
sia all'andata che al ritorno, quasi a ringraziare di essere tornati sani e salvi,
con un'occhio al paese abbarbicato e l'altro al piccolo santuario.
Ma torniamo alla strada maestra dell'argomento che qui si vuole trattare, luoghi del freddo dunque le neviere, tant'è che quando si entra in una casa piuttosto fredda si usa esclamare: «sta casa è 'na nivera!». Le niviere erano quindi per me "piccole" buche interrate dove si raccoglieva la neve allorchè arrivava a imbiancare i tetti delle case. Ma tanto mi bastava e null'altro pensavo ci fosse da sapere.
L'interesse verso questi curiosi esempi di archeologia industriale mi venne, non
saprei dire se, a causa o grazie ad una sconcertante quanto casuale scoperta da
parte di un gruppo di giovani vizzinesi. Il ritrovamento in una di queste
"buche" nei pressi della chiesetta, di centinaia di pneumatici usati,
una vera e propria discarica abusiva. Argomento di scottante attualità
ultimamente. La vicenda pare si sia risolta, grazie anche al clamore suscitato,
con la rimozione dei copertoni, nella speranza che il bene non venga riutilizzato,
finito il clamore, come base per qualche "nuova" costruzione.
Di qui l'interesse sull'argomento che questa casuale scoperta ha portato come effetto collaterale: non si trattava dunque di buche ma di veri e propri ambienti interrati, costruiti a regola d'arte, spesso anche molto grandi e che accoglievano anche qualche tonnellata di neve. Documentandomi sull'argomento ebbi a scoprire che nel circondario e nei paesi limitrofi come Buccheri, Chiaramonte, Monterosso, oltre che nella zona dell'Etnea, a partire dall'800, ne erano state costruite parecchie, grazie anche a una congiuntura climatica, una "piccola glaciazione" che caratterizzò proprio il secolo scorso. Vere e proprie industrie del freddo dunque, anche piuttosto organizzate se si pensa che diedero lavoro a parecchie famiglie durante il periodo invernale.
Le grandi nevicate dunque davano luogo ad una frenetica e certosina attività
intorno a queste "cattedrali interrate". Subito dopo la nevicata, prima
che intervenisse il ghiaccio a indurire la neve, uomini e bambini, intabarrati a
dovere, si calavano nelle neviere alternando strati di neve e paglia, in modo poi
che una volta compattata e mantenuta a temperatura costante, la neve non si sciogliesse
ma potesse essere utilizzata a piccoli blocchi. Si tramanda che alcune niviere
fossero così grandi da impiegare settimane per il loro riempimento e che
la neve, all'uopo conservata, arrivasse a durare anche quattro anni.
La neve veniva utilizzata soprattutto d'estate per mantenere freschi pesce e carne al mercato o per preparare deliziosi sorbetti o torte gelato e "pezzi duri" rinfresco di occasioni speciali, matrimoni e battesimi di famiglie abbienti, o feste comandate, e nel loro piccolo contribuivano a rendere speciali e felici le occasioni semplici e al contempo importanti della vita di una comunità e di una famiglia. Quella era un'epoca in cui si aveva poco o niente ma al poco si dava un grande valore.
Ma torniamo alla strada maestra dell'argomento che qui si vuole trattare, luoghi del freddo dunque le neviere, tant'è che quando si entra in una casa piuttosto fredda si usa esclamare: «sta casa è 'na nivera!». Le niviere erano quindi per me "piccole" buche interrate dove si raccoglieva la neve allorchè arrivava a imbiancare i tetti delle case. Ma tanto mi bastava e null'altro pensavo ci fosse da sapere.
STANZA INTERRATA La parte superiore, vista dall'esterno, di una neviera nei pressi dell'omonima chiesetta, a Vizzini.
Di qui l'interesse sull'argomento che questa casuale scoperta ha portato come effetto collaterale: non si trattava dunque di buche ma di veri e propri ambienti interrati, costruiti a regola d'arte, spesso anche molto grandi e che accoglievano anche qualche tonnellata di neve. Documentandomi sull'argomento ebbi a scoprire che nel circondario e nei paesi limitrofi come Buccheri, Chiaramonte, Monterosso, oltre che nella zona dell'Etnea, a partire dall'800, ne erano state costruite parecchie, grazie anche a una congiuntura climatica, una "piccola glaciazione" che caratterizzò proprio il secolo scorso. Vere e proprie industrie del freddo dunque, anche piuttosto organizzate se si pensa che diedero lavoro a parecchie famiglie durante il periodo invernale.
FRIGORIFERO RUDIMENTALE L'interno (sotto il livello del terreno) di una neviera. La stanza veniva impiegata per conservare la neve.
La neve veniva utilizzata soprattutto d'estate per mantenere freschi pesce e carne al mercato o per preparare deliziosi sorbetti o torte gelato e "pezzi duri" rinfresco di occasioni speciali, matrimoni e battesimi di famiglie abbienti, o feste comandate, e nel loro piccolo contribuivano a rendere speciali e felici le occasioni semplici e al contempo importanti della vita di una comunità e di una famiglia. Quella era un'epoca in cui si aveva poco o niente ma al poco si dava un grande valore.
11/03/2008 | 1351811 letture | 0 commenti
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