I racconti di Doctor
L'implacabile maresciallo Mattuffo
Erano gli anni Trenta, improvvisamente e in rapida successione accadevano una
serie di omicidi, omicidi seriali, cosa insolita per Vizzini, ne dava notizia
il giornale locale «La Civetta» nonchè il notevole chiacchiericcio
che ne derivava nella popolazione.
I carabinieri della regia stazione di Vizzini comandati dall' infallibile maresciallo Mattuffo aprirono le rituali indagini per cercare di capire cosa stesse succedendo: si erano verificati una serie di omicidi, quasi tutti i morti erano stati accoltellati, nessun filo logico collegava le vittime, in più un brav'uomo, tale signor Marotta, era sparito dalla circolazione e non si avevano sue notizie, furono anche attivati i confidenti dei CC, che in genere sanno tutto quanto avviene in paese e nella malavita in particolare, la risposta fu molto decisa: «Maresciallu quantu vogghio bene a mei figgli ca a malavita nun ci trasi pi nenti cu sa chi schifiazzu c'è 'nto mienzu».
Riepilogando, come in un rosario, quanto accaduto:
- prima posta: era stato ritrovato riverso per terra il cadavere di un uomo morto accoltellato (tale Cheli a casa o sinnacu) lungo la via San Gregorio Magno all'altezza della casa abitata prima dal professore Mazzarino ed ultimamente dall'avv. Costa Gagliardi.
- seconda posta: altro accoltellamento c'era stato nei pressi del palazzo Gaudioso, questa volta l'accoltellato non morì subito, la gravità della ferita fu sottovaluta dai medici e il poveretto morì dopo alcuni giorni di atroci sofferenze, «preferisco tagliarmi la lingua che rivelare chi mi ha accoltellato» e giurava a bocca stretta eterna vendetta, non fece in tempo a metterla in atto!
- terza posta: al quadrivio di Vizzini Scalo un uomo a cui era stato dato un passaggio e che era stato invitato dal guidatore a prendere posto in piedi sul predellino anteriore dell'automezzo per equilibrare il carico, nel curvare viene involontariamente stretto contro il muro di una casa cantoniera e muore stritolato sul colpo.
- quarta posta: un bravo uomo, tale signor Marotta, scompare dalla circolazione e da diverso tempo stranamente non si hanno sue notizie, nemmeno i familiari possono essere d'aiuto.
A quel punto l'allarme era massimo nella popolazione e il Maresciallo Mattuffo tirò fuori tutto il suo intuito da vecchio segugio e la sua grande esperienza investigativa maturata nel tempo. Le indagini diventarono più pressanti, ma oggettivamente erano difficili e Mattuffo non ci dormiva la notte. In effetti era strano che tutto questo susseguirsi di eventi accadesse in una comunità del tutto tranquilla come quella di Vizzini.
Caso vuole che durante la festa di San Giovanni, festa grande che si svolge a Vizzini nel mese di agosto, alcuni ragazzini che erano in moto perpetuo durante le loro monellerie nella zona di Santa Teresa fecero rovinare per terra un carrettino che conteneva calia, calacausi e semenza . A causa del pandemonio e del frastuono che si era creato accorsero anche i carabinieri, i ragazzini furono fermati e interrogati, con fare non proprio paterno, su quanto accaduto. Uno dei ragazzini interrogati, in preda al terrore, disse tremante: «non ne so niente, solamente ho visto tanto sangue per terra». A quel punto a Mattuffo gli si drizzarono le orecchie da segugio e divenne più pressante nelle domande, ma tenne un tono sicuramente più confidenziale e rassicurante di prima con il ragazzino interrogato, così venne a sapere che il ragazzino lavorava da apprendista in una bottega, che tale bottega si trovava nel quartiere di San Giovanni, nella quale bottega spesso il suo principale si riuniva con degli amici - amici di merende si chiamerebbero ora - per giocare a carte. Ultimante gli era stata chiesta la cortesia di andare a comprare delle sigarette ma gli era stato raccomandato di andarle a comprare nel tabacchino della piazza con la scusa che erano più fresche e non da Ciccio 'mpigna, cioè il tabacchino più vicino - così avrebbe impiegato più tempo per andare e tornare -. Al ritorno il ragazzino vide tanto sangue per terra e chiese cosa fosse accaduto, gli fu risposto che quel sangue apparteneva a un capretto che avevano comprato e avrebbero cucinato per il pranzo in occasione della festa di San Giovanni.
Un atroce sospetto venne in mente a Mattuffo, le cui orecchie nel frattempo erano diventate superdritte come quelle di un coniglio in corsa, in apparenza casualmente chiese al ragazzino se fra i compagni delle partite a carte del suo principale c'era per caso anche il signor Marotta, alla risposta affermativa del ragazzino, continuò, sempre con fare casuale, a chiedere chi fossero gli altri compagni di gioco a carte del suo principale. In risposta il ragazzino in una sorta di litania a conclusione del rosario elencò i nomi degli amici di gioco del principale che corrispondevano a quelli degli accoltellati ritrovati morti negli ultimi tempi e di quelli scomparsi dalla circolazione. I sospetti di Mattuffo diventarono certezze, pertanto procedette ad alcuni fermi, sperando che il "il fresco" del castieddu - antico carcere di Vizzini - avrebbe potuto portare buon consiglio. Chiese al carceriere di porre i fermati in celle separate, ma vicine, sapeva il vecchio marpione Mattuffo che esisteva una sorta di sottopassaggio sotterraneo da cui si poteva udire quanto eventualmente si sarebbero detto tra loro gli occupanti delle singole celle
In breve Mattuffo fu in grado di ricostruire tutto: il principale della bottega, persona rispettabile e insospettabile, si riuniva spesso con i suoi amici in bottega per giocare a carte, finito di lavorare, ma purtroppo non era solo un passatempo, si giocava pesantemente con i soldi. I debiti di gioco di regola vanno onorati, quelli del padrone di casa si erano fatti cospicui e insostenibili, pertanto si trovava in una posizione infelice, viveva nell'angoscioso tormento tra la vulnerabilità e l'abisso su cui pencolava il suo destino, doveva quindi prendere una decisione sul da farsi. Purtroppo fu presa una decisione terribile nel timore che potesse scoppiare uno scandalo: ad uno ad uno ai creditori ed agli eventuali testimoni doveva essere chiusa la bocca per sempre.
Il povero signor Marotta fu ucciso per primo e sepolto nella cisterna della bottega. Dei "compagni di merende" si salvò solo un certo signor Spatilla, di professione autista di piazza, che era solito posteggiare la proprie macchina sotto i balconi di casa Selvaggi, si trasferì al nord, salvandosi la pelle.
Caramente,
vostro doctor
I carabinieri della regia stazione di Vizzini comandati dall' infallibile maresciallo Mattuffo aprirono le rituali indagini per cercare di capire cosa stesse succedendo: si erano verificati una serie di omicidi, quasi tutti i morti erano stati accoltellati, nessun filo logico collegava le vittime, in più un brav'uomo, tale signor Marotta, era sparito dalla circolazione e non si avevano sue notizie, furono anche attivati i confidenti dei CC, che in genere sanno tutto quanto avviene in paese e nella malavita in particolare, la risposta fu molto decisa: «Maresciallu quantu vogghio bene a mei figgli ca a malavita nun ci trasi pi nenti cu sa chi schifiazzu c'è 'nto mienzu».
Riepilogando, come in un rosario, quanto accaduto:
- prima posta: era stato ritrovato riverso per terra il cadavere di un uomo morto accoltellato (tale Cheli a casa o sinnacu) lungo la via San Gregorio Magno all'altezza della casa abitata prima dal professore Mazzarino ed ultimamente dall'avv. Costa Gagliardi.
- seconda posta: altro accoltellamento c'era stato nei pressi del palazzo Gaudioso, questa volta l'accoltellato non morì subito, la gravità della ferita fu sottovaluta dai medici e il poveretto morì dopo alcuni giorni di atroci sofferenze, «preferisco tagliarmi la lingua che rivelare chi mi ha accoltellato» e giurava a bocca stretta eterna vendetta, non fece in tempo a metterla in atto!
- terza posta: al quadrivio di Vizzini Scalo un uomo a cui era stato dato un passaggio e che era stato invitato dal guidatore a prendere posto in piedi sul predellino anteriore dell'automezzo per equilibrare il carico, nel curvare viene involontariamente stretto contro il muro di una casa cantoniera e muore stritolato sul colpo.
- quarta posta: un bravo uomo, tale signor Marotta, scompare dalla circolazione e da diverso tempo stranamente non si hanno sue notizie, nemmeno i familiari possono essere d'aiuto.
A quel punto l'allarme era massimo nella popolazione e il Maresciallo Mattuffo tirò fuori tutto il suo intuito da vecchio segugio e la sua grande esperienza investigativa maturata nel tempo. Le indagini diventarono più pressanti, ma oggettivamente erano difficili e Mattuffo non ci dormiva la notte. In effetti era strano che tutto questo susseguirsi di eventi accadesse in una comunità del tutto tranquilla come quella di Vizzini.
Caso vuole che durante la festa di San Giovanni, festa grande che si svolge a Vizzini nel mese di agosto, alcuni ragazzini che erano in moto perpetuo durante le loro monellerie nella zona di Santa Teresa fecero rovinare per terra un carrettino che conteneva calia, calacausi e semenza . A causa del pandemonio e del frastuono che si era creato accorsero anche i carabinieri, i ragazzini furono fermati e interrogati, con fare non proprio paterno, su quanto accaduto. Uno dei ragazzini interrogati, in preda al terrore, disse tremante: «non ne so niente, solamente ho visto tanto sangue per terra». A quel punto a Mattuffo gli si drizzarono le orecchie da segugio e divenne più pressante nelle domande, ma tenne un tono sicuramente più confidenziale e rassicurante di prima con il ragazzino interrogato, così venne a sapere che il ragazzino lavorava da apprendista in una bottega, che tale bottega si trovava nel quartiere di San Giovanni, nella quale bottega spesso il suo principale si riuniva con degli amici - amici di merende si chiamerebbero ora - per giocare a carte. Ultimante gli era stata chiesta la cortesia di andare a comprare delle sigarette ma gli era stato raccomandato di andarle a comprare nel tabacchino della piazza con la scusa che erano più fresche e non da Ciccio 'mpigna, cioè il tabacchino più vicino - così avrebbe impiegato più tempo per andare e tornare -. Al ritorno il ragazzino vide tanto sangue per terra e chiese cosa fosse accaduto, gli fu risposto che quel sangue apparteneva a un capretto che avevano comprato e avrebbero cucinato per il pranzo in occasione della festa di San Giovanni.
Un atroce sospetto venne in mente a Mattuffo, le cui orecchie nel frattempo erano diventate superdritte come quelle di un coniglio in corsa, in apparenza casualmente chiese al ragazzino se fra i compagni delle partite a carte del suo principale c'era per caso anche il signor Marotta, alla risposta affermativa del ragazzino, continuò, sempre con fare casuale, a chiedere chi fossero gli altri compagni di gioco a carte del suo principale. In risposta il ragazzino in una sorta di litania a conclusione del rosario elencò i nomi degli amici di gioco del principale che corrispondevano a quelli degli accoltellati ritrovati morti negli ultimi tempi e di quelli scomparsi dalla circolazione. I sospetti di Mattuffo diventarono certezze, pertanto procedette ad alcuni fermi, sperando che il "il fresco" del castieddu - antico carcere di Vizzini - avrebbe potuto portare buon consiglio. Chiese al carceriere di porre i fermati in celle separate, ma vicine, sapeva il vecchio marpione Mattuffo che esisteva una sorta di sottopassaggio sotterraneo da cui si poteva udire quanto eventualmente si sarebbero detto tra loro gli occupanti delle singole celle
In breve Mattuffo fu in grado di ricostruire tutto: il principale della bottega, persona rispettabile e insospettabile, si riuniva spesso con i suoi amici in bottega per giocare a carte, finito di lavorare, ma purtroppo non era solo un passatempo, si giocava pesantemente con i soldi. I debiti di gioco di regola vanno onorati, quelli del padrone di casa si erano fatti cospicui e insostenibili, pertanto si trovava in una posizione infelice, viveva nell'angoscioso tormento tra la vulnerabilità e l'abisso su cui pencolava il suo destino, doveva quindi prendere una decisione sul da farsi. Purtroppo fu presa una decisione terribile nel timore che potesse scoppiare uno scandalo: ad uno ad uno ai creditori ed agli eventuali testimoni doveva essere chiusa la bocca per sempre.
Il povero signor Marotta fu ucciso per primo e sepolto nella cisterna della bottega. Dei "compagni di merende" si salvò solo un certo signor Spatilla, di professione autista di piazza, che era solito posteggiare la proprie macchina sotto i balconi di casa Selvaggi, si trasferì al nord, salvandosi la pelle.
Caramente,
vostro doctor
13/01/2010 | 4607 letture | 0 commenti
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