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Nostalgia del passato
Ho amato, amo e amerò queto mio paese in modo viscerale, tanto che ho rifiuato sempre qualsiasi forma di emigrazione, nazionale ed estera, perchè anche quando, per ragioni di estrema necessità, mi sono dovuto spostare per poco tempo, ho sentito quel forte richiamo natio.
Non sempre bello è stato il vivere in questa Vizzini che in tanti disprezzano e odiano, ma che i più amano e ogni anno ritornano a rivedere i luoghi o le usanze dei tempi antichi. Ma sono veramente i luoghi e i tempi "antichi"? Alcune volte mi sento forestiero in patria. Vado nel quartiere della Matrice e lo trovo deserto, con la colonna di San Gregorio Magno che guarda lontano a cercare i vizzinesi che non ci sono più. Vedo tante porte chiuse dove una volta c'erano attività artigianali e artigiani chiassosi e festanti che davano vita al quartiere. Dove sono i vari "don Pippinu Jaddazzu", "don Licciu Ninnarena", "don Licciu Filinia "? Dov'è "don Papè Piricuddu", che comprava nel quartiere le uova per rivenderle a Catania, vendendo alle massaie e alle allevatrice di galline bsilico o spezie? Ora c'è silenzio, anche negli altri quartieri: San Michele, "U Cuccu", "a Nunziata", Santa Maria, Via Giovanni Verga (una volta strada piena di negozi),la stessa piazza Umberto con il municipio in restauro. Le farmacie sono diventate empori, mentre prima erano locali di specialisti, come "u farmacista Pistamarba", che a ogni malessere alle madri di bambini ammalati dava "u miricamientu da Gna Nazzarena".

Ora ci sono i pubs, mentre prima c'erano i bar. Non c'è più la famosa sfogliatelle di ricotta fatta da Saru Galifi o da Lentini. Non c'è "u bar di Mazzuni da Ciazza o di Mazzuni da Gazzuza ". Ora ci sono i locali del signor Tizio o del signor Caio che, pur essendo nomi rispettabilissimi sembrano anonimi.
Sono finite le feste tradizionali che davano al paese una notorietà e un motivo di rientro, e sono finite quelle belle ma inutili dispute tra Vitisi e Juvannisi che allietavano la popolazione dell'epoca. E ricordo con nostalgia quella "canaglia" di "Micheli u pazzu", che appena finita la festa della Madonna dell'Idria faceva sparare le bombe per la festa di San Giuseppe. Ora i giovani vanno fuori, in discoteca, e le usanze paesane non esistono più.
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11/10/2007 | 4297 letture | 0 commenti
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