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Fuga di capitali
Potrebbe sembrare, ma vi assicuro che non lo è, la cronaca di una notizia apparsa sulle pagine dei quotidiani nazionali: «Magnate della finanza fugge verso paradiso fiscale del centro America, dove non è vigente alcun accordo internazionale di estradizione per i reati di frode fiscale, portando con sè i risparmi di milioni di italiani, i quali, truffati, si rivolgono alla giustizia italiana, impotente».
Credo che la notizia farebbe poco scalpore, sarebbe di scarso interesse e verrebbe letta con molto distacco ed indifferenza. I capitali ai quali, invece, mi riferisco, sono meno ingenti, appartengono solo ad una piccola parte di cittadini italiani, che non vengono truffati dal magnate di turno ma, liberamente, vengono messi dagli stessi a disposizione di onesti commercianti ambulanti, i quali, nella totale legalità, li sottraggono dall'economia di una ristretta cerchia di cittadini, per metterli in circolazione, quindi trasferirli, ad un'altra economia di un'altra comunità.
Per intenderci, parlo del mercato che tutti i santi mercoledì, di tutte le sante settimane, di tutti i santi mesi dell'anno, si allestisce a Vizzini da tempo immemore. Dimensionare l'argomento, inserendolo nel suo giusto contesto e descriverne la giusta portata, in quanto, dallo stesso, scaturisce un fenomeno prettamente economico, sarà ardua impresa, ma aiutandomi con dei dati cercherò di render chiaro le argomentazioni di seguito trattati; sperando di non polarizzarmi le ire di qualche mio concittadino.
D'altra parte come dimenticare la tensione ed il nervosismo che serpeggiavano tra i cittadini e gli ambulanti quando fu comunicato agli stessi la necessità, per motivi strettamente tecnici (installazione degli impianti per la distribuzione del gas-metano) che il mercato non sarebbe più stato allestito al viale Margherita ma al largo Cappuccini, sino al completamento dei lavori da parte della Metansicula. Risultato: il caos. Ambulanti, da una parte, in assetto di guerra, perchè prossimi, a loro dire, alla bancarotta; cittadini dall'altra che, tesi come le corde di uno Stradivari, al solo pensiero di non poter più santificare il mercoledì al viale, vibravano, ed in preda al panico, deploravano, nella peggiore delle ipotesi, la scelta fatta dall'amministrazione.
Tutto ciò durò appena qualche giorno; gli ambulanti si sistemarono regolarmente al largo Cappuccini senza fallimento alcuno ed i cittadini andarono regolarmente a far la spesa.

Come in tutte quelle comunità, dove la vita scorre metodica, per inerzia, sempre allo stesso modo da anni, quando succede, per un semplice fatto aleatorio o per scelta tecnica oculatamente presa da chi di dovere, che una o più situazioni cambino, parzialmente o radicalmente, il loro naturale decorso, la comunità all'unisono viene colta dal panico. La routine come essenza primaria della vita viene minata dallo stravolgimento repentino ed incontrollato della stessa quotidianità, la consuetudine viene radicalmente meno, ciò che, sino ad allora, si considerava certo diventa tutto ad un tratto incerto. Poi, come per magia, si dimentica via via il passato ed il nuovo entra a far parte del presente, della quotidianità, il nostro ciclo vitale assimila ed annette la novità alla quotidianità facendola ormai sua, trasformandola nel tempo, in routine, assoggettandola come sempre; cito ad esempio, ciò che è successo alla nostra amata ed in tanti casi rimpianta cara e vecchia Lira.
Fatte le dovute premesse, cercherò di introdurre il tema che andrò a trattare, con tutte le dovute precauzioni che il caso in questione impone, esponendo qui di seguito una mia teoria sull'argomento, cercando così di sciogliere un nodo che, stando agli eventi fin qui ricordati e ad esso collegati, di amletica disquisizione; il tutto senza presunzione alcuna nel voler in questa sede redigere alcun trattato di economia.

Bene, l'articolazione economica della nostra società, riferendomi nello specifico a quella del nostro Comune, è diventata con il passare degli anni austera, essenziale; le ristrettezze del caso scaturite dalla situazione di stallo venutasi a creare nell'artigianato e nell'industria locale, sono state oculatamente camuffate ostentando una ricchezza a dir poco inesistente.
Come cartine di tornasole, queste categorie hanno dimostrato la loro più totale inoperosità e solo in casi isolati e sporadici si è andati contro tendenza, creando un lieve e quasi impercettibile movimento economico; tale situazione ha compromesso l'intera economia locale, la quale ha subìto un netto calo, con riferimento alle entrate di capitali esterni.
Oggi buona parte del patrimonio monetario circolante, riferendomi sempre all'economia locale, è rappresentata da stipendi e pensioni, la restante parte è rappresentata da quelle scarse ed episodiche entrate collegate alle attività artigiane e industriali del luogo. Chiarito il concetto, vado ad esporre la mia teoria.

Il numero degli ambulanti autorizzati dall'ufficio commercio del Comune di Vizzini ad esercitare la propria attività si aggira intorno alle 115 unità, di cui solo 8 locali, pari al 7%, i quali pagano una tassa di occupazione del suolo pubblico di circa 100 euro annui pro-capite, per un totale quindi di 11.500 euro; somma che viene totalmente polverizzata, nel corso dell'anno, per i lavori di nettezza urbana e per il ripristino dei danni causati dagli stessi verso beni comunali (vedi alberi del viale, che come bonsai non riescono a crescere perchè continuamente danneggiati), e qui potrei aprire una polemica, ma la tralascio annoverando il problema come un fattore pro alla mia teoria. Detto questo, passiamo al lato economico del tema in questione, gli incassi.
Fare una media di incassi giornalieri per categoria sarebbe di difficile attuazione, quindi mi atterrò ai valori riscontrati a campione da una indagine personalmente effettuata; da detta indagine scaturisce una media di incassi giornalieri per ambulante intorno ai 300 euro; cifra non eccessiva, in quanto ad alzare la media degli incassi contribuiscono gli ambulanti che trattano merce alimentare (vedi macellerie con 3.500/4.000 euro, formaggi con 1.000/1.500 euro, derrate alimentari con 700/1.000 euro), casalinghi (prodotti per la pulizia della casa con 1.300/1.800 euro) il tutto riferito ad incassi giornalieri. Adesso, moltiplicando gli incassi giornalieri per il numero degli ambulanti, otteniamo un risultato pari a 34.500 euro, magnanimamente detrarrei un buon 20% come incassi per acquisti fatti da non residenti, i quali vengono esclusivamente a Vizzini a far spesa il mercoledì, otteniamo un totale di 27.600 euro; a questo punto sottraiamo il 7% del incassi relativi agli ambulanti locali, somme che teoricamente dovrebbero rimanere nel circuito economico locale, otteniamo un totale di incassi giornalieri pari a 25.000 euro circa. Su 52 settimane annue, credo che almeno 45 hanno il loro bel mercato del mercoledì, quindi moltiplicando la cifra che risulta come incasso medio per ogni mercato per il numero di settimane annue si ottiene la cifra di 1.125.000 euro. Ogni anno, dalla nostra economia, prendono il volo per altri lidi e senza la benchè minima speranza di ritorno ben un milione centoventicinquemila euro, due miliardi duecentocinquanta milioni delle vecchie lire. Fin qui i dati, inoppugnabili, discutibili, ma di fatto dimostrabili. Adesso la teoria.

E se provassimo a seguire le orme di paesi quali Monterosso Almo o Buccheri, solo per fare un esempio, con realtà economiche molto simili alla nostra, dove da tempo le Amministrazioni locali hanno deliberatamente decretato la scelta, credo in piena giustizia ed equità, per un mercato mensile in opzione a quello settimanale. Sento già gridare allo scandalo. Dagli all'eretico; blasfemia, che sia arso, dato alle fiamme perchè venga purificato. Scampato all'inquisizione mediatica del XXI secolo, vorrei ora esporvi quanto la mia teoria non sia poi così fuori da ogni parametro di buon senso pratico, dimostrandovi anzi quanto essa, a lungo andare, potrebbe risultare una buona cura per sanare le continue ferite inferte all'economia locale.
Ritornando ai dati, attuando quanto detto sopra, si ridurrebbe così di ¾ la fuga di capitale, e stiamo parlando di ben 84.000 euro circa annui, capitale che potrebbe ricircolare in loco, invogliando così giovani intraprendenti disoccupati ad imboccare la strada dell'imprenditorialità.
La teoria risulterebbe sicuramente pretenziosa e priva di alcun fondamento se non fosse per questa incognita: i giovani e la loro voglia di fare. Qualcuno starà già pensando al fatto che io abbia tralasciato deliberatamente e volutamente un dato essenziale: il risparmio nell'acquistare beni al mercato, beni che risulterebbero più costosi se acquistati presso commercianti del luogo; bene, sfido chiunque a trovare oggi al mercato tanto risparmio, a parità di qualità degli stessi beni, rispetto al commerciate locale.
Parlo di un gatto che si morde la coda certo, ma è compito delle amministrazioni, presenti e future, l'onere di far quadrare il cerchio, riflettendo bene su tutte le eventuali strade da percorrere per risolvere il problema trovando di contro una soluzione concertata con tutti, cittadini ed ambulanti.
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25/02/2007 | 3278 letture | 0 commenti
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