Terza pagina
La battaglia che sconvolse Vizzini
l. g.) Uscirà nel mese di gennaio 2007 la seconda edizione del libro
«La cresta a coltello - 10-15 luglio 1943: Vizzini nella bufera»,
del vizzinese Domenico Anfora. Dall'autore riceviamo e pubbichiamo.
Sono trascorsi ormai più di sessant'anni da quel torrido e tragico luglio 1943, durante il quale la guerra è passata col suo rullo compressore su Vizzini. Sono rimasti in pochi e sono molto anziani i testimoni dell'epoca, così oggi è difficile ricostruire gli avvenimenti di quei sanguinosi giorni. Per dare a questo racconto un filo logico, ho dovuto unire alle testimonianze raccolte ciò che ho appreso da decine di libri (vedi bibliografia) sullo sbarco in Sicilia, la cosiddetta Operazione Husky, e colmare i vuoti con alcune supposizioni e un po' di fantasia.
Voglio precisare che sono reali il contesto storico, i luoghi citati, le battaglie, le unità militari, le armi impiegate, i nomi dei comandanti. Sono reali i personaggi vizzinesi e le loro vicende, a parte il brigadiere della PAI, personaggio che ho creato, ma ispirato da una persona che ho conosciuto, il fu Paolo Altamore, grammichelese, sottufficiale della polizia e combattente in Nord Africa in un reparto blindato, zio materno del mio compaesano e amico Gianvito Garra. È un personaggio reale Giovanni Altamore, anch'egli grammichelese, all'epoca fascista convinto, che ho conosciuto personalmente e di cui ho letto le memorie. Direi che si tratta di un personaggio unico e controcorrente: mentre un fiume di soldati italiani sbandati gettava la divisa e fuggiva, egli andava verso il fronte da solo, unendosi ad un reparto tedesco.
Ho anche utilizzato personaggi reali ma vissuti in altri luoghi, come la profuga sedicenne e il soldato con cui dialoga, i quali in realtà si sono incontrati in un paese dei Nèbrodi, e il sergente tedesco che non ha prestato servizio a Vizzini, ma a S. Maria di Licodia ed ha espresso i giudizi negativi sugli italiani che leggerete nel racconto.
Ho creato i pensieri di alcuni personaggi reali, come il colonnello Cancellara, il capitano Rebholz, il colonnello Anckorn, tutti uomini che con i loro reparti hanno combattuto a Vizzini. Per descrivere quest'ultimo, l'americano, ho utilizzato le memorie di un ufficiale medico del suo reggimento.
Sono frutto della mia fantasia tre personaggi rilevanti per il racconto: l'aiutante della milizia Pulvirenti, il tenente Bianchini e il soldato Poidomani. Questi ultimi, Bianchini e Poidomani, rappresentano due estremi dell'umanità italiana degli anni della guerra: rispettivamente il fanatico, fedele alla Patria ed attaccato alla causa e al proprio dovere di soldato, e il disertore, privo di qualunque attaccamento alla nazione e di senso d'appartenenza al popolo italiano, ma pronto a qualunque rischio pur di raggiungere la propria terra e la propria famiglia. Poidomani rappresenta sicuramente quella che all'epoca era una maggioranza rispetto agli uomini del tipo di Bianchini. In mezzo ai due c'era una massa di uomini indecisi, spinti da ideali e sentimenti divergenti, trascinati dal vento impetuoso della storia, capaci di eroismi come di viltà. Qui può essere collocato il sottufficiale della milizia Pulvirenti, il quale, senza fanatismo, combatte la guerra fascista comportandosi con dignità ed accettando il suo destino con un certo fatalismo.
Nessuno dei personaggi di questa storia è protagonista e il filo del racconto scorre sugli avvenimenti che si susseguono e sui luoghi descritti. Rimane protagonista il paese.
Perchè raccontare questa storia? Perchè ho svolto questo lavoro? In parte per un'insopprimibile passione per la storia, in parte perchè convinto che la memoria non deve essere persa. Ogni popolo vive, si sviluppa e costruisce il futuro sulla base della propria memoria, del proprio passato, delle esperienze vissute dai padri.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno donato la loro testimonianza e il Comune di Vizzini che mi ha permesso di consultare registri e documenti dell'epoca, rendendo possibile redigere questo testo. Ringrazio anche le signore Lydia Ziegler e Franca Parisi per le traduzioni dal tedesco e dall'inglese, le quali mi hanno sopportato con molta pazienza. Ringrazio, infine, l'Esercito Italiano e l'Aeronautica Militare per i preziosi documenti che ho reperito nei rispettivi uffici storici. Voglio dedicare questo lavoro a tutti quei militari italiani che, malgrado la catastrofica situazione materiale e morale che il Paese attraversava nel 1943, hanno affrontato il destino con dignità, combattendo con un coraggio degno di una causa migliore.
Sono trascorsi ormai più di sessant'anni da quel torrido e tragico luglio 1943, durante il quale la guerra è passata col suo rullo compressore su Vizzini. Sono rimasti in pochi e sono molto anziani i testimoni dell'epoca, così oggi è difficile ricostruire gli avvenimenti di quei sanguinosi giorni. Per dare a questo racconto un filo logico, ho dovuto unire alle testimonianze raccolte ciò che ho appreso da decine di libri (vedi bibliografia) sullo sbarco in Sicilia, la cosiddetta Operazione Husky, e colmare i vuoti con alcune supposizioni e un po' di fantasia.
Voglio precisare che sono reali il contesto storico, i luoghi citati, le battaglie, le unità militari, le armi impiegate, i nomi dei comandanti. Sono reali i personaggi vizzinesi e le loro vicende, a parte il brigadiere della PAI, personaggio che ho creato, ma ispirato da una persona che ho conosciuto, il fu Paolo Altamore, grammichelese, sottufficiale della polizia e combattente in Nord Africa in un reparto blindato, zio materno del mio compaesano e amico Gianvito Garra. È un personaggio reale Giovanni Altamore, anch'egli grammichelese, all'epoca fascista convinto, che ho conosciuto personalmente e di cui ho letto le memorie. Direi che si tratta di un personaggio unico e controcorrente: mentre un fiume di soldati italiani sbandati gettava la divisa e fuggiva, egli andava verso il fronte da solo, unendosi ad un reparto tedesco.
Ho anche utilizzato personaggi reali ma vissuti in altri luoghi, come la profuga sedicenne e il soldato con cui dialoga, i quali in realtà si sono incontrati in un paese dei Nèbrodi, e il sergente tedesco che non ha prestato servizio a Vizzini, ma a S. Maria di Licodia ed ha espresso i giudizi negativi sugli italiani che leggerete nel racconto.
Ho creato i pensieri di alcuni personaggi reali, come il colonnello Cancellara, il capitano Rebholz, il colonnello Anckorn, tutti uomini che con i loro reparti hanno combattuto a Vizzini. Per descrivere quest'ultimo, l'americano, ho utilizzato le memorie di un ufficiale medico del suo reggimento.
Sono frutto della mia fantasia tre personaggi rilevanti per il racconto: l'aiutante della milizia Pulvirenti, il tenente Bianchini e il soldato Poidomani. Questi ultimi, Bianchini e Poidomani, rappresentano due estremi dell'umanità italiana degli anni della guerra: rispettivamente il fanatico, fedele alla Patria ed attaccato alla causa e al proprio dovere di soldato, e il disertore, privo di qualunque attaccamento alla nazione e di senso d'appartenenza al popolo italiano, ma pronto a qualunque rischio pur di raggiungere la propria terra e la propria famiglia. Poidomani rappresenta sicuramente quella che all'epoca era una maggioranza rispetto agli uomini del tipo di Bianchini. In mezzo ai due c'era una massa di uomini indecisi, spinti da ideali e sentimenti divergenti, trascinati dal vento impetuoso della storia, capaci di eroismi come di viltà. Qui può essere collocato il sottufficiale della milizia Pulvirenti, il quale, senza fanatismo, combatte la guerra fascista comportandosi con dignità ed accettando il suo destino con un certo fatalismo.
Nessuno dei personaggi di questa storia è protagonista e il filo del racconto scorre sugli avvenimenti che si susseguono e sui luoghi descritti. Rimane protagonista il paese.
Perchè raccontare questa storia? Perchè ho svolto questo lavoro? In parte per un'insopprimibile passione per la storia, in parte perchè convinto che la memoria non deve essere persa. Ogni popolo vive, si sviluppa e costruisce il futuro sulla base della propria memoria, del proprio passato, delle esperienze vissute dai padri.
Ringrazio tutte le persone che mi hanno donato la loro testimonianza e il Comune di Vizzini che mi ha permesso di consultare registri e documenti dell'epoca, rendendo possibile redigere questo testo. Ringrazio anche le signore Lydia Ziegler e Franca Parisi per le traduzioni dal tedesco e dall'inglese, le quali mi hanno sopportato con molta pazienza. Ringrazio, infine, l'Esercito Italiano e l'Aeronautica Militare per i preziosi documenti che ho reperito nei rispettivi uffici storici. Voglio dedicare questo lavoro a tutti quei militari italiani che, malgrado la catastrofica situazione materiale e morale che il Paese attraversava nel 1943, hanno affrontato il destino con dignità, combattendo con un coraggio degno di una causa migliore.
03/01/2007 | 4417 letture | 0 commenti
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