Terza pagina
Vizzinesi nel mondo
Il 19 agosto, presso i giardini del circolo «Giovanni Verga», si sono
svolti i festeggiamenti della «Festa del vizzinese nel mondo». Hanno
partecipato in tanti, circa cinquanta, tutti vizzinesi d.o.c. che, lontani ormai
da diversi anni dal paese natale, vivono ai quattro angoli del mondo, senza mai
aver dimenticato le proprie origini, e lo dimostrano i tanti iscritti nella sezione
emigrati; persone come il sig. Giovanni Interlandi, emigrato in Argentina nel
lontanissimo 1913, o come intere famiglie, vedi il caso Bufalino, emigrati anche
loro in Argentina tra il 1922 ed il 1933, come il sig. Arbaci emigrato in Australia
nel 1951 e tanti altri emigrati negli States, in Europa e nel Nord Italia.
Tutti si sono lasciati alle proprie spalle un'infanzia di stenti e sofferenze ma ricolma di ricordi, ricordi che difficilmente il tempo riuscirà mai a cancellare. Erano i giorni della Grande Guerra, della Seconda Guerra Mondiale, del dopoguerra. Tutti partiti con un denominatore comune: la voglia di trovar lavoro e vivere dignitosamente. Tutti partiti con una grande speranza nascosta in fondo al cuore: ritornare un giorno a vivere nella propria terra, nei luoghi dove si è nati, dove si è cresciuti, dove si è giocato e ci si è magari innamorati. La propria terra: Vizzini.
Gli anni passavano in fretta, la famiglia cresceva e si allontanava sempre più la speranza di realizzare quel sogno, quel sogno fatto ogni notte: rivedere Vizzini. Arrivare a Vizzini, scendere "do Puoi 'mpisu", passare davanti alla chiesetta "do Cricifissu Nuera" e segnarsi, come era ed è abitudine fare, vedere "u campanaru da Matrici, i pieri i pinu do Castieddu, a Testa e l'acqua, i ficurinia e u simmaccu", passare davanti "o Spitali" ed arrivare "a Ciazza, a Scalazza, i Palazzi Barunali" e respirare l'aria, quell'aria che ci ricorda il passato.
In pochi sono ritornati a viverci, anche perchè il paese non ha offerto loro la possibilità di farlo, ma in tanti ci ritornano in vacanza, e credo che tutte le volte che si torna è proprio questo che si prova. Un legame materno, quasi morboso, che ci lega a questa terra, una terra che non ci ha mai dato nulla, o quasi, una terra che si ama e si odia allo stesso tempo, una terra difficile da dimenticare.
Vizzini è una moglie, un marito, un amante, un figlio, un amico. Vizzini si ha nel cuore, più si è distanti e più la si ama, e chi vive lontano questo lo sa. Vizzini: è un vecchio adagiato sul monte Castello e Monte Calvario, un vecchio che sonnecchia disteso al sole dopo una lunga e stancante giornata passata a lavorare i campi, un vecchio che aspetta qualcuno che lo venga a svegliare o lo riconduca attraverso una polverosa mulattiera ai lustri di un tempo. Vizzini è un padre che aspetta ancora i suoi figli, partiti da casa in cerca di fortuna e mai ritornati. Sarebbe bello un giorno potervi avere nuovamente tutti a casa.
Tutti si sono lasciati alle proprie spalle un'infanzia di stenti e sofferenze ma ricolma di ricordi, ricordi che difficilmente il tempo riuscirà mai a cancellare. Erano i giorni della Grande Guerra, della Seconda Guerra Mondiale, del dopoguerra. Tutti partiti con un denominatore comune: la voglia di trovar lavoro e vivere dignitosamente. Tutti partiti con una grande speranza nascosta in fondo al cuore: ritornare un giorno a vivere nella propria terra, nei luoghi dove si è nati, dove si è cresciuti, dove si è giocato e ci si è magari innamorati. La propria terra: Vizzini.
Gli anni passavano in fretta, la famiglia cresceva e si allontanava sempre più la speranza di realizzare quel sogno, quel sogno fatto ogni notte: rivedere Vizzini. Arrivare a Vizzini, scendere "do Puoi 'mpisu", passare davanti alla chiesetta "do Cricifissu Nuera" e segnarsi, come era ed è abitudine fare, vedere "u campanaru da Matrici, i pieri i pinu do Castieddu, a Testa e l'acqua, i ficurinia e u simmaccu", passare davanti "o Spitali" ed arrivare "a Ciazza, a Scalazza, i Palazzi Barunali" e respirare l'aria, quell'aria che ci ricorda il passato.
In pochi sono ritornati a viverci, anche perchè il paese non ha offerto loro la possibilità di farlo, ma in tanti ci ritornano in vacanza, e credo che tutte le volte che si torna è proprio questo che si prova. Un legame materno, quasi morboso, che ci lega a questa terra, una terra che non ci ha mai dato nulla, o quasi, una terra che si ama e si odia allo stesso tempo, una terra difficile da dimenticare.
Vizzini è una moglie, un marito, un amante, un figlio, un amico. Vizzini si ha nel cuore, più si è distanti e più la si ama, e chi vive lontano questo lo sa. Vizzini: è un vecchio adagiato sul monte Castello e Monte Calvario, un vecchio che sonnecchia disteso al sole dopo una lunga e stancante giornata passata a lavorare i campi, un vecchio che aspetta qualcuno che lo venga a svegliare o lo riconduca attraverso una polverosa mulattiera ai lustri di un tempo. Vizzini è un padre che aspetta ancora i suoi figli, partiti da casa in cerca di fortuna e mai ritornati. Sarebbe bello un giorno potervi avere nuovamente tutti a casa.
25/08/2006 | 4391 letture | 0 commenti
di La Civetta
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