Terza pagina
Il Sindaco e le elezioni regionali
Dalle ore 16 di venerdì 28 aprile si è ufficializzata la candidatura
del nostro Sindaco Vito Saverio Cortese alle elezioni regionali che si terranno
il prossimo 28 maggio. La sfida per cui si batterà, lo porterà,
nell'eventuale vittoria elettorale, ad occupare un posto nella Sala d'Ercole di
Palazzo dei Normanni a Palermo, situazione che lo metterebbe in una condizione
tale da poter canalizzare ulteriori aiuti alla nostra comunità.
Ora vi invito, miei cari lettori, ad immaginare solo per un attimo cosa potrebbe cambiare, nel caso di una vittoria elettorale del nostro Sindaco, nel piano degli aiuti regionali a beneficio di tutta la comunità vizzinese.
L'avere un referente a Palermo, a noi vicino, e come non esserlo, visto la carica istituzionale rivestita, persona che conosce bene i problemi di Vizzini, i problemi del suo paese, problemi che lui stesso ha già affrontato e che tutt'ora affronta giorno dopo giorno, durante tutta questa legislatura, ci metterebbe in una condizione tale da poter avere un tramite tra i problemi della nostra comunità e il Consiglio Regionale; in altre parole: ulteriori aiuti.
Non è mia intenzione, scrivendo questo articolo, fare una campagna elettorale mirata, nella fattispecie al nostro Sindaco, nè tanto meno ledere gli interessi di altri; sono d'accordo alle varie proposte di candidature in fase elettorale, ma non condivido il consigliare, l'invogliare, da parte di chi fa campagna elettorale, l'elettore, plagiandone la libera scelta e, secondo il mio modesto parere, offendendo l'intelligenza dello stesso, all'altezza credo di adempiere al proprio dovere, senza condizione alcuna; credo sia più giusto invitare gli elettori ad una giusta e più attenta riflessione.
L'intento di questo articolo è di esporre e cercare di chiarire un concetto che da tempo mi porto dentro e che mai nessuno, delle persone a cui tale concetto ho diverse volte esposto è stato in grado di farlo, persone che fanno politica attivamente e quindi schierati da una parte o dall'altra. Nessuna spiegazione logica e coerente, mi è stata mai data.
Il concetto è semplice e facile da esporre, per quanto mi riguarda, ma a quanto pare di difficile esposizione per un certo numero di miei concittadini che si attivano politicamente nei periodi di sfide elettorali; vorrei altresì premettere che un'idea, non pretenziosa, io me la sono già fatta, grazie all'aiuto di Plutarco ed il suo "Consigli ai politici".
Fare politica è una necessità interiore per chi ha il senso della società, nutre sentimenti umani e ama la propria patria. «Non occorre ammantarsi con la clamide a significare le onorificenze ottenute o le cariche ricoperte, perchè gli impegni del politico sono altri, o almeno lo dovrebbero essere, sulla carta. La politica si esplica con l'esortare i potenti, col fare da guida a chi ha bisogno di essere guidato, con l'assistere quelli che debbono prendere decisioni, con il distornare i malvagi, con l'incoraggiare gli onesti, rendendo chiaro che non ci si volge agli affari pubblici alla leggera», scriveva Plutarco.
Non è certo facile in politica rivolgersi ai potenti perchè anche le intenzioni più sane e sagge possono essere da loro fraintese. «È difficile divenire consiglieri sul modo di governare ai governanti; perchè loro temono infatti che accettando la ragione come metodo di governo, il dovere sia d'impedimento alla loro potenza e li assoggetti a quello che è giusto fare» ripeteva Plutarco.
Ma proprio qui tocca al politico fare la propria parte, giacchè non è possibile che chi non riesce a dominare se stesso, chi non sa porre dei limiti alla sua brama di potere, chi non è capace di orientare il proprio animo a compiere giuste scelte, sia in grado poi di ottenere altrettanto da quanti gli sono sottoposti, e non è pur possibile «che chi sta cadendo tenga in piedi gli altri, chi è ignorante insegni, chi non è equilibrato possa dare equilibrio, nè dare ordine chi non è ordinato, nè governare chi non ha in se governo». A queste norme interiori nessuno può sottrarsi tra coloro che fanno politica, perchè solo questo è il modello cui si deve conformare chi intende fare politica, scopo prominente di questa teoria è la Philanthropia, intesa come amore per i propri simili e il Synanthropein, cioè il vivere da uomo tra gli altri uomini in un rapporto disinteressato e solidale.
Per Plutarco «quelli che governano sono al servizio di Dio per la cura e la salvezza degli uomini perchè in parte distribuiscano in parte proteggano quanto di bello e di buono Dio concede agli uomini». Far politica, al di là di qualunque carica, vuol dire anche vegliare perchè tutto proceda bene, intervenendo con il consiglio, il buon senso o anche con l'azione quando le circostanze lo richiedono; ma tutto questo deve avvenire senza alcuna forzatura esterna, senza alcuna ostentazione e meno che mai, senza alcun tornaconto personale o di una ben distinta parte della comunità. Mi direte che questa è pura e semplice filosofia idealista e filantropica plutarchiana; mi direte che oggi la politica è ben altra cosa, ma pur vivendo anch'io in questo tempo non me ne faccio una ragione. È così difficile essere sinceri ed onesti nei confronti di quanti hanno fiducia in te stesso a tal punto di affidarti il loro consenso elettorale? È così difficile ricambiare la fiducia datami, rispettando gli impegni presi, da chi mi ha scelto per rappresentarlo al governo?
Viviamo in un piccolo centro dove, a mia memoria, nessuno mai dei miei concittadini è stato nelle condizioni tali da occupare una carica istituzionale che lo portasse a rappresentare la comunità vizzinese fuori dalle mura. I passi in politica si fanno uno alla volta e, se non si hanno alle spalle dei grossi referenti politici, è logico pensare che questo percorso debba avere inizio da una disputa elettorale a livello provinciale o, cosa più ardua, regionale.
Quanti di voi hanno creduto di essere tenuti in considerazione dai propri referenti politici e magari alla prima occasione vi siete visti voltare dagli stessi le spalle. Quanti dei politici locali hanno avuto a cuore le sorti del nostro paese; pochi, visto il loro affaccendarsi nel portare acqua al mulino del vicino, pur avendo in certi casi, vedi quello attuale, il mulino di casa a corto d'acqua. Voi credete che una volta seduti sulla loro calda poltrona, il vostro referente politico, la persona a cui voi avete affidato il vostro consenso elettorale, proveniente da chissà quale paese o città della Sicilia, si ricorderà mai di dove si trova Vizzini? Ci credo ben poco.
Bene, chiarito questo concetto, condivisibile o non, è logico domandarsi ora, in prossimità delle Regionali del 28 maggio, e sicuri anche di avere un solo candidato locale, a chi dare la nostra fiducia, a chi donare il nostro consenso elettorale.
Questa mia teoria porterà in tanti a credere che la mia posizione è di parte, invito gli stessi a leggere i miei articoli ed i miei interventi sul forum, ricredendosi, la mia posizione, ed è quello che spero essa sia, è quella di essere dalla parte di tutto ciò che è giusto, corretto, coerente, sia che esso arrivi da una parte o dall'altra della sfera politica. Non sono nelle condizioni di poter fare politica attivamente, vista la mia posizione, andrebbe contro i principi fondamentali dell'imparzialità, l'imparzialità di chi scrive tutto ciò che avviene all'interno della propria comunità.
Sottolineata questa delucidazione, ritornerei alla domanda appena postami: chi votare? Credo che ognuno di noi dovrà riflettere, e non sarà difficile, sulla figura dell'unico candidato locale ed analizzare il soggetto e tutto ciò che esso e la sua squadra sono riusciti a dare alla nostra comunità. Hanno fatto bene? Hanno fatto male? Hanno dato tanto? Hanno dato poco?
Credo che ognuno di noi userà dei parametri di stima diversi l'uno dall'altro. Io, dal canto mio, essendo un animale stanziale, come qualcuno mi ha ben definito, ho già osservato il tutto dall'alto e credo di aver preso, lo voglio ben sperare, la giusta decisione; spero che facciate lo stesso anche Voi. Ciao Vizzini.
Ora vi invito, miei cari lettori, ad immaginare solo per un attimo cosa potrebbe cambiare, nel caso di una vittoria elettorale del nostro Sindaco, nel piano degli aiuti regionali a beneficio di tutta la comunità vizzinese.
L'avere un referente a Palermo, a noi vicino, e come non esserlo, visto la carica istituzionale rivestita, persona che conosce bene i problemi di Vizzini, i problemi del suo paese, problemi che lui stesso ha già affrontato e che tutt'ora affronta giorno dopo giorno, durante tutta questa legislatura, ci metterebbe in una condizione tale da poter avere un tramite tra i problemi della nostra comunità e il Consiglio Regionale; in altre parole: ulteriori aiuti.
Non è mia intenzione, scrivendo questo articolo, fare una campagna elettorale mirata, nella fattispecie al nostro Sindaco, nè tanto meno ledere gli interessi di altri; sono d'accordo alle varie proposte di candidature in fase elettorale, ma non condivido il consigliare, l'invogliare, da parte di chi fa campagna elettorale, l'elettore, plagiandone la libera scelta e, secondo il mio modesto parere, offendendo l'intelligenza dello stesso, all'altezza credo di adempiere al proprio dovere, senza condizione alcuna; credo sia più giusto invitare gli elettori ad una giusta e più attenta riflessione.
L'intento di questo articolo è di esporre e cercare di chiarire un concetto che da tempo mi porto dentro e che mai nessuno, delle persone a cui tale concetto ho diverse volte esposto è stato in grado di farlo, persone che fanno politica attivamente e quindi schierati da una parte o dall'altra. Nessuna spiegazione logica e coerente, mi è stata mai data.
Il concetto è semplice e facile da esporre, per quanto mi riguarda, ma a quanto pare di difficile esposizione per un certo numero di miei concittadini che si attivano politicamente nei periodi di sfide elettorali; vorrei altresì premettere che un'idea, non pretenziosa, io me la sono già fatta, grazie all'aiuto di Plutarco ed il suo "Consigli ai politici".
Fare politica è una necessità interiore per chi ha il senso della società, nutre sentimenti umani e ama la propria patria. «Non occorre ammantarsi con la clamide a significare le onorificenze ottenute o le cariche ricoperte, perchè gli impegni del politico sono altri, o almeno lo dovrebbero essere, sulla carta. La politica si esplica con l'esortare i potenti, col fare da guida a chi ha bisogno di essere guidato, con l'assistere quelli che debbono prendere decisioni, con il distornare i malvagi, con l'incoraggiare gli onesti, rendendo chiaro che non ci si volge agli affari pubblici alla leggera», scriveva Plutarco.
Non è certo facile in politica rivolgersi ai potenti perchè anche le intenzioni più sane e sagge possono essere da loro fraintese. «È difficile divenire consiglieri sul modo di governare ai governanti; perchè loro temono infatti che accettando la ragione come metodo di governo, il dovere sia d'impedimento alla loro potenza e li assoggetti a quello che è giusto fare» ripeteva Plutarco.
Ma proprio qui tocca al politico fare la propria parte, giacchè non è possibile che chi non riesce a dominare se stesso, chi non sa porre dei limiti alla sua brama di potere, chi non è capace di orientare il proprio animo a compiere giuste scelte, sia in grado poi di ottenere altrettanto da quanti gli sono sottoposti, e non è pur possibile «che chi sta cadendo tenga in piedi gli altri, chi è ignorante insegni, chi non è equilibrato possa dare equilibrio, nè dare ordine chi non è ordinato, nè governare chi non ha in se governo». A queste norme interiori nessuno può sottrarsi tra coloro che fanno politica, perchè solo questo è il modello cui si deve conformare chi intende fare politica, scopo prominente di questa teoria è la Philanthropia, intesa come amore per i propri simili e il Synanthropein, cioè il vivere da uomo tra gli altri uomini in un rapporto disinteressato e solidale.
Per Plutarco «quelli che governano sono al servizio di Dio per la cura e la salvezza degli uomini perchè in parte distribuiscano in parte proteggano quanto di bello e di buono Dio concede agli uomini». Far politica, al di là di qualunque carica, vuol dire anche vegliare perchè tutto proceda bene, intervenendo con il consiglio, il buon senso o anche con l'azione quando le circostanze lo richiedono; ma tutto questo deve avvenire senza alcuna forzatura esterna, senza alcuna ostentazione e meno che mai, senza alcun tornaconto personale o di una ben distinta parte della comunità. Mi direte che questa è pura e semplice filosofia idealista e filantropica plutarchiana; mi direte che oggi la politica è ben altra cosa, ma pur vivendo anch'io in questo tempo non me ne faccio una ragione. È così difficile essere sinceri ed onesti nei confronti di quanti hanno fiducia in te stesso a tal punto di affidarti il loro consenso elettorale? È così difficile ricambiare la fiducia datami, rispettando gli impegni presi, da chi mi ha scelto per rappresentarlo al governo?
Viviamo in un piccolo centro dove, a mia memoria, nessuno mai dei miei concittadini è stato nelle condizioni tali da occupare una carica istituzionale che lo portasse a rappresentare la comunità vizzinese fuori dalle mura. I passi in politica si fanno uno alla volta e, se non si hanno alle spalle dei grossi referenti politici, è logico pensare che questo percorso debba avere inizio da una disputa elettorale a livello provinciale o, cosa più ardua, regionale.
Quanti di voi hanno creduto di essere tenuti in considerazione dai propri referenti politici e magari alla prima occasione vi siete visti voltare dagli stessi le spalle. Quanti dei politici locali hanno avuto a cuore le sorti del nostro paese; pochi, visto il loro affaccendarsi nel portare acqua al mulino del vicino, pur avendo in certi casi, vedi quello attuale, il mulino di casa a corto d'acqua. Voi credete che una volta seduti sulla loro calda poltrona, il vostro referente politico, la persona a cui voi avete affidato il vostro consenso elettorale, proveniente da chissà quale paese o città della Sicilia, si ricorderà mai di dove si trova Vizzini? Ci credo ben poco.
Bene, chiarito questo concetto, condivisibile o non, è logico domandarsi ora, in prossimità delle Regionali del 28 maggio, e sicuri anche di avere un solo candidato locale, a chi dare la nostra fiducia, a chi donare il nostro consenso elettorale.
Questa mia teoria porterà in tanti a credere che la mia posizione è di parte, invito gli stessi a leggere i miei articoli ed i miei interventi sul forum, ricredendosi, la mia posizione, ed è quello che spero essa sia, è quella di essere dalla parte di tutto ciò che è giusto, corretto, coerente, sia che esso arrivi da una parte o dall'altra della sfera politica. Non sono nelle condizioni di poter fare politica attivamente, vista la mia posizione, andrebbe contro i principi fondamentali dell'imparzialità, l'imparzialità di chi scrive tutto ciò che avviene all'interno della propria comunità.
Sottolineata questa delucidazione, ritornerei alla domanda appena postami: chi votare? Credo che ognuno di noi dovrà riflettere, e non sarà difficile, sulla figura dell'unico candidato locale ed analizzare il soggetto e tutto ciò che esso e la sua squadra sono riusciti a dare alla nostra comunità. Hanno fatto bene? Hanno fatto male? Hanno dato tanto? Hanno dato poco?
Credo che ognuno di noi userà dei parametri di stima diversi l'uno dall'altro. Io, dal canto mio, essendo un animale stanziale, come qualcuno mi ha ben definito, ho già osservato il tutto dall'alto e credo di aver preso, lo voglio ben sperare, la giusta decisione; spero che facciate lo stesso anche Voi. Ciao Vizzini.
05/05/2006 | 3292 letture | 0 commenti
di La Civetta
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