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I racconti di Doctor
Le ricorrenze di Pasqua
Il carnevale a Vizzini non aveva una grande tradizione satirico-allegorico-grottesca, tranne vestire in maschera i bambini che, imbottiti fino all'inverosimile di maglie e maglioni di lana per ripararli dal freddo, venivano condotti per la tradizionale fotografia negli studi fotografici del sig. Lentini o del sig. Cosentino e per la rituale passeggiata per la via S. Sebastiano.

Favolose erano invece le feste da ballo organizzate dalla Società Operaia, dal Club dei nobili e dei Civili, dalla "Democratica" di via del Rosario, dove attualmente si trova un supermercato, dalla Società Sportiva, dal club Claudio Villa. Allietava la serata un complesso musicale locale o forestiero con la partecipazione di cantanti, talora anche di rilevanza nazionale definiti "cantanti RAI-TV". Tra i complessi forestieri più famosi c'erano quelli catanesi di Nino Lombardo con Tony - che di mestiere era infermiere ausiliario al Santa Marta di Catania -, Turi Marotta e Geo, o quello più eclettico di Cesare Bruno, un genio musicale che era in grado di suonare con grande abilità chitarra ,violino e tastiere varie.

La Quaresima

Passato il carnevale si entrava con il mercoledì delle ceneri nella quaresima, ma soprattutto si entrava in un periodo della durata di 40 giorni intriso di spiritualità e di mestizia, per quel periodo si abbandonavano, ove possibile, vecchie e non virtuose abitudini. Intanto tutti i venerdì oltre a mangiare di magro erano aboliti anche i dolci.

Nelle parrocchie e nei conventi si organizzavano gli "esercizi spirituali" che avevano la durata di almeno tre giorni, servivano a purificarsi l'anima e ad accostarsi al precetto pasquale nelle migliori condizioni di spirito. I proponimenti che si facevano in quel periodo erano smisurati rispetto a ciò che si riusciva ad ottenere durante il resto dell' anno.
Talora erano presenti in paese frati o preti detti missionari, erano ospitati per una settimana nei conventi locali, contattavano centinaia di persone nelle parrocchie, nei circoli, nelle scuole. Dotati di buona capacità oratoria, nonchè ottimi conoscitori del Vangelo, diffondevano con grande abilità la parola di Dio, dotati inoltre di notevole carisma riuscivano ad ottenere, quantomeno temporaneamente, un risveglio della cristianità nella popolazione locale.
Tutto questo fermento spirituale si concludeva con il precetto pasquale (confessione e comunione entro la Pasqua).

Il Giovedì santo l'atmosfera di mestizia e di spiritualità diventava palpabile. Ogni parrocchia allestiva il proprio "sepolcro",ricco di fiori profumati - era il periodo della fioritura delle prime fresie - e di germogli di frumento o di lenticchie, ottenuti, preparando a tempo debito un piatto fondo, o l'equivalente, con un pò di terriccio e frumento o lenticchie, ponendolo al buio dentro una cassapanca ed annaffiandolo di tanto in tanto.

Tutta la funzione del giovedì santo era fortemente coinvolgente: il lavacro dei piedi, la lunghissima lettura della passione che si concludeva con la morte di Gesù in croce, la successiva deposizione dalla croce e la sepoltura nel sepolcro.
In chiesa tutti i crocefissi erano ricoperti da un pezzo di stoffa scura, si "attaccavano" le campane, nel senso che le campane non suonavano fino alla Resurrezione ed al loro posto veniva utilizzata la "truoccula": un pezzo di tavoletta con una coppia di maniglie mobili applicate simmetricamente alle due facce della tavoletta e che con un rapido movimento di extrarotazione e di intrarotazione alternato del braccio, sbattendo, procuravano un susseguirsi di rintocchi sordi.
Un volenteroso andava in giro per il quartiere con la "truoccula" per diffondere tra le persone, al posto delle campane, l'approssimarsi delle funzioni religiose.

La sera del Giovedì santo era d'uopo "visitare" i sepolcri, operazione che si effettuava per tradizione almeno nel numero di tre o comunque in numero dispari. Il giro dei sepolcri si concludeva spesso con il "sepolcro" del Calvario e per aggiunta di penitenza si trasportava su sin dall'inizio della salita una grossa e pesante pietra. La pietra era tanto più grossa e più pesante, quanto più gravi e reiterati erano stati i peccati commessi.
Tutto questo accadeva nel periodo dell'anno in cui si approssimava la primavera e si cominciava a sentire forte nell'aria l'odore dell'erba e del fieno appena spuntati che diventava intensissimo sulla cima del colle, anche perchè nel frattempo il respiro si era fatto più frequente per la stanchezza.

Il Venerdì santo ci si recava tutti nella chiesa di San Giovanni per far "visita" alla Madonna Addolorata. Quasi tutti portavano in dono all'Addolorata per grazia ricevuta una torcia di cera o dei lumini, qualcuno anche "l'ammitto" (telo di lino) che raffiguravano la funzione di asciugare le lacrime della Santissima Madre Addolorata.
Tantissime erano le donne che avevano promesso di "vardare" (montare la guardia" all'Addolorata: si recavano in chiesa sin dal mattino, si sedevano per tutta la giornata nello stesso posto, assistevano alla santa Messa con relativa omelia, si confessavano in una delle tante postazioni che appositamente erano state create nella grande basilica, tutti i preti di Vizzini erano presenti e disponibili per soddisfare la grande richiesta di confessioni della giornata.
Anche gli uomini, all'ora di chiusura di uffici e negozi vari, scendevano in chiesa per rivolgere una preghiera e chiedere una grazia alla Madonna Addolorata. Le mogli che avevano finito la "vardia" se ne tornavano a casa con i mariti. La maggior parte delle donne invece rimaneva in chiesa fino all'uscita dell'Addolorata, consumando in sacrestia un pasto frugale. Per mariti e figli a casa avevano apparecchiato sin dal primo mattino o dalla sera precedente la tavola con qualcosa da mangiare: non mancava mai una frittata (buon apporto calorico!) che a seconda del periodo dell'anno (Pasqua alta o bassa) poteva essere preparata con piselli o favuzze o asparagi, non mancavano mai un bel pezzo di pepato fresco o una buona ricotta. Niente carne e niente dolci!

Verso le 5 di pomeriggio dopo un gran tramestio e un gran lavoro di preparazione finalmente usciva il simulacro dell'Addolorata - pregevole "Pietà" raffigurante la Madonna con in braccio il corpo del figlio Gesù morto, una spada le trafiggeva il cuore in segno di dolore, un Angelo al suo lato reggeva sull'avambraccio gli "ammitti" per asciugare le lacrime; un drappo rosso porpora sormontava l'intero gruppo scultoreo. Il tutto era montato su un grande e pesante "baiardo" di legno, portato a spalla dai numerosi devoti. Una lunga processione di fedeli con candele a coppo e la banda, che intonava tristissimi inni funebri, accompagnavano l'affollato corteo.
La salita dei "cianchi", ultimo tratto di via San Giovanni, veniva percorso a velocità dai devoti che portavano a spalla il pesante "baiardo", arrivavano di corsa trafelati in piazza Umberto, due campane dell'orologio del municipio scandivano alternandosi il "segno",la popolazione radunata in piazza che aveva atteso con trepidazione l'arrivo della Addolorata gridava «VIVA MARIA», la banda "attaccava" uno struggente inno funebre. Era uno dei momenti più toccanti dell'intera lunga giornata!

Dopo una pausa di riposo il simulacro dell'Addolorata proseguiva il giro per le strade del paese, arrivata nel percorso all'altezza della chiesa di S. Anna le suore Ancelle riparatrici dell'attiguo collegio intonavano un triste canto di lamento. Intanto i balconi di casa mia si erano riempiti di parenti ed amici che volevano "godersi" la vista dell'Addolorata che passava e l'ascolto del "lamiento" delle Ancelle riparatrici.
Si arrivava quindi ad un altro momento clou della serata: la discesa della "scalazza", che non finiva mai di quanto durava; nel frattempo la serata diventava climatologicamemte sempre più fredda, ma la gente aspettava imperterrita in piazza l'Addolorata ed un altro canto di "lamiento" accoglieva la fine della discesa.

Il giro proseguiva per la strada della Maddalena, con rituale sosta davanti al bar Busacca dove veniva offerto qualcosa da mangiare e da bere (ne approfittavano soprattutto i portatori "professionisti" della parte posteriore del baiardo), si continuava per il palco della musica, la via San Sebastiano, si ritornava in piazza, si scendeva per via S.Giovanni, arrivati davanti la chiesa si faceva una breve sosta in attesa dell'ingresso.
La velocità di quest'ultima parte del giro era direttamente proporzionale all'intensità del freddo della serata.

Fino a qualche anno addietro non avevo mai assistito al rientro in chiesa dell'Addolorata, sono rimasto stupefatto dalla bellezza e dall'intensità della coreografia. La chiesa brulicava di gente che sommessamente, ma persistentemente chiacchierava quantomeno con il vicino di posto. Non appena è spuntata l'Addolorata dalla porta grande della chiesa, il silenzio piombava improvviso tra la gente, le luci della chiesa venivano spente, un potente faro illuminava il simulacro. Il baiardo con l'Addolorata faceva l'ingresso in chiesa, muovendosi lentamente avanti-indietro e lateralmente simulava una "annacata" come se la Madonna eseguisse una dolcissima ninna nanna al figlio morto tenuto in grembo, nel frattempo un coro di voci angeliche intonava un vibrante inno alla Madonna. Roba da far venire i brividi per quanto era toccante! Si concludeva così la giornata del Venerdì Santo.

Il Sabato Santo si raccoglievano i doni per la 'mmitazione, per il resto trascorreva in maniera quasi insignificante, solamente all'imbrunire c'era un pò di animazione allorchè, portate a spalla dai devoti su piccoli baiardi, venivano scese dalla chiesetta del Calvario le statue della Madonna e di san Giovanni Evangelista - a Vizzini storpiato in san Giovanni Gilistro - che l'indomani mattino erano i protagonisti assieme a Gesù Risorto della "cugnunta" in piazza.

La Domenica di Pasqua di buon mattino dalla chiesetta del calvario usciva Gesù Risorto che, portato a spalla e accompagnato dai fedeli e dalla banda musicale, faceva il giro per le strade del paese. Gesù Risorto "appartiene" agli abitanti del quartiere del puoio, in genere ricchi pastori ed arbitranti che si occupano in tutto e per tutto del decoro della chiesa del calvario, delle tre statue in essa contenute e di tutta la festa della Domenica di Pasqua.
A mezzogiorno in una Piazza Umberto affollatissima di gente si svolgeva e si svolge la tradizionale "cugnunta", una sorta di Annunciazione: San Giovanni Evangelista dà notizia alla Madonna, avvolta in un drappo nero, della avvenuta risuscita (resurrezione) del figlio Gesù, ma la Madonna con un segno di diniego mostra di non credergli. Per due volte San Giovanni Evangelista si reca di corsa dal Signore alla Madonna per dare la buona notizia, non creduto, la terza volta assieme al Signore a passo lento si recano dalla Madonna che finalmente, vedendo anche il Signore, si ricrede: cade il drappo nero, la banda intona una allegra marcetta, si "slegano" le campane, si dà l'avvio al giuoco del fuoco ed al suono festoso di tutte le campane il paese intero celebra festosamente il Gloria ('loria)!
Seguiva abbondante pranzo in famiglia con il tradizionale agnello o capretto al forno o aggrassato e che si concludeva con l'immancabile cassata di pasqua in due versioni: quella classica con l'aggiunta estemporanea sopra di miele sciolto al calore, e quella dolce (co' ruci) che aveva una preparazione diversa sia nella pasta di sostegno - simile all'attuale crostata - sia nel modo di lavorare la ricotta con l'aggiunta di piccole scaglie di cioccolata fondente.
Nel primo pomeriggio vendita all'incanto dei doni ricevuti, in piazza su un apposito palco preparato a ridosso dell'attuale ospedale, in serata giro residuo del Signore Risorto per le vie del paese, ritorno nella chiesa del calvario, sparo di bombe e arrivederci all'anno venturo!
Ma non è così: le feste continuavano.

Per il lunedì di pasquetta era prevista una modesta scampagnata che serviva più che altro a smaltire gli esuberi e i resti del pranzo di Pasqua. Nel pomeriggio rapido ritorno in paese per l'inizio della festa della Madonna dell'Idria. La Santa, su un pregevole carro scolpito trainato dai fedeli, usciva dalla chiesa di San Vito preceduta dal suono festoso delle campane e dallo sparo di mortaretti. Erano all'erta tutti i "vitisi" che per l'occasione dovevano dimostrare ai "giuvannisi" di essere all'altezza della situazione. Per tutto il pomeriggio e la sera la santa seguita dai fedeli e dalla banda musicale era in giro per le vie del paese, a tarda sera rientro in chiesa per riprendere il giro l'indomani mattino.
La festa vera e propria era il martedì dopo Pasqua, a mezzogiorno in piazza c'era la tradizionale "sparata" con fuochi d'artificio vari, in particolare da alcuni cannoncini posti sui balconi del municipio o di abitazioni prospicienti venivano sparate in aria le striscie, normali strisce di carta variamente colorate. I ragazzini si lanciavano con ardore per conquistare quanto più strisce possibile. La "ribattaria", altrimenti detta "muschittaria", sparata sulla scalazza concludeva il "fuoco" del mezzogiorno.
Nel primo pomeriggio, in piazza, vendita all'incanto di tutto quanto avevano offerto in dono i fedeli alla Madonna: pezze di tuma o di altri formaggi canestrati, mazzi di asparagi, farina, dolci vari (cassate di ricotta, viscotta 'ncilippati, torrone a forma di cuore, pastizzi...) ed altro. Il ricavato andava alla "commissione"per i festeggiamenti.
In prima serata la Madonna usciva di nuovo per completare il giro del paese che si concludeva in tarda serata con i giochi pirotecnici "sparati" nella zona tra il quartiere Rosario ed il quartiere del cucco. Finiva così la festa della Madonna dell'Idria.
Poco dopo i giuvannisi prendevano possesso del territorio sparando o ritu un giuoco del fuoco che preannunciava la prossima festa del Patriarca San Giuseppe (29Aprile). Più ricco ed intenso era il "fuoco" dei giuvannisi, più imponente e sintomatico era il rigurgito di bile dei vitisi.

Il mercoledì proseguivano e si concludevano tutti i festeggiamenti con u mierculi o Carmini, la vera scampagnata di Pasqua con frittate varie, formaggio, verdure crude (lattughe, finocchi, vastunache) comprate negli orti vicini, lavate nella fontanella del santo Patrono e addentate con vero gusto.
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11/03/2006 | 5211 letture | 0 commenti
di doctor
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