Terza pagina
Brevi riflessioni sulla situazione politica internazionale elaborate da Giulietto Chiesa
«Protetti dalla comprensibile, legittima, comune paura, provocata dalla tragedia
londinese, i reazionari di ogni risma stanno cercando di utilizzare il terrorismo
internazionale per far percorrere al nostro paese, all'Europa e al mondo occidentale
intero, la strada a ritroso dalla democrazia a una qualche forma di regime autoritario.
La gente comune, dappertutto, è ancora sotto choc, ma loro, i capi, quelli che dovrebbero garantire la sicurezza di tutti noi, invece di chiedere scusa per la loro incapacità, hanno avuto i riflessi pronti e hanno cominciato subito a invocare l'inasprimento delle leggi, misure eccezionali di polizia, autorizzazioni ad arresti senza garanzia, a fermi prolungati, a espulsioni indiscriminate, a ministeri speciali, a magistrature straordinarie.
Siamo di fronte al rovesciamento plateale perfino della logica più elementare. Sappiamo che dopo decenni di imbarbarimento progressivo, effetto di massicce dosi di televisione commerciale, di "insetti" che dedicano trasmissioni intere all'apparizione delle madonne, possono tranquillamente passare, come verità indiscutibili, affermazioni che non resisterebbero a nessuna verifica razionale.
E tuttavia abbiamo constatato anche recentemente, che una parte maggioritaria del nostro paese è ancora in condizioni di normalità mentale, cioè in grado di reagire alla menzogna e di difendere i propri interessi e le proprie convinzioni.
Bisogna parlare alla ragione della maggioranza.
Londra e il suo dramma ci dicono che la strategia della "lotta contro il terrorismo internazionale", nella sua versione imperiale, statunitense, è clamorosamente fallita. Sono passati quattro anni dall'11 settembre, due guerre sono state cominciate e non finite, decine di migliaia di persone, in gran parte civili, sono state sacrificate, e il terrorismo stragista non solo non è stato intaccato, ma appare più forte di prima, più presente, onnipresente, di quanto non fosse allora.
Logica elementare vorrebbe che questa considerazione, appunto elementare apparisse come tale, costituisse il punto di partenza di ogni azione volta a porre rimedio. Logica elementare imporrebbe un cambio di direzione.
Invece il coro unanime, o quasi, dei commenti, delle dichiarazioni, dei proclami, invita a copiare l'esperienza del Patriot Act voluto e imposto dall'imperatore al Congresso degli Stati Uniti.
Un insieme di leggi e provvedimenti la cui arbitrarietà e illegalità - anche rispetto alle leggi statunitensi - continua a gettare un'ombra sempre più fosca sulla stessa democrazia americana, da quattro anni "sospesa", messa tra parentesi.
Il rapimento di un "islamico" avvenuto nel nostro paese - scoperto solo perchè in Italia la magistratura continua a esistere e ad applicare le leggi italiane - ci ha messo di fronte all'evidenza che i decreti imperiali (emanati sull'onda emotiva dell'11 settembre, mai ratificati da nessun organo giurisdizionale statunitense) che autorizzavano il loro stesso autore, fonte inedita della legislazione mondiale, ad assumere decisioni inappellabili a nome di tutto l'occidente, sono stati eseguiti segretamente in tutti questi anni, in barba alle leggi internazionali vigenti e alle stesse leggi americane.
Così che diventa inevitabile porsi la domanda: quanti di questi atti, derivanti dall'arbitrio imperiale, sono stati compiuti all'insaputa di tutti noi? Quanti prigionieri di Guantanamo sono arrivati laggiù dopo essere stati rapiti senza autorizzazione? Quanti altri - di cui non sappiamo nulla e non abbiamo mai saputo nulla - sono spariti per sempre in qualche segreta di carcerieri e carnefici che agivano nella più totale segretezza e quindi nella più totale impunità?
E, dopo tutta questa tregenda senza nome e senza fine, cosa abbiamo ricavato? Cosa abbiamo scoperto dalle torture cui sono state sottoposte le vittime (mai giudicate, mai incriminate) di questa ordalia barbara? Niente di niente. Londra abbiamo ricavato, ecco il gran risultato.
E adesso vorrebbero che continuassimo in questa direzione, se possibile intensificando le illegalità e gli arbitrii. In nome dell'occidente civile ci chiedono di sacrificare la nostra civiltà, di cancellarla consapevolmente. E non per una breve parentesi della nostra esistenza, ma per sempre.
Non dimentichiamo che quello che sta di fronte a personaggi come George Bush, e Donald Rumsfeld è "una guerra che durerà cinquant'anni", una guerra "che durerà un'intera generazione". L'hanno detto loro.
E non si può prescindere dal dettaglio, non minuscolo, che non si sono mai visti condottieri che proclamino, all'inizio di una guerra, di sapere che essa durerà indefinitamente, oltre le loro stesse carriere politiche, oltre le loro stesse (e le nostre) vite.
Dichiarazioni così inedite meriterebbero una riflessione. Da dove provengono? Che cosa sapevano - subito dopo, non pretendo di sapere cosa sapessero prima dell'11 settembre 2001 - questi signori per poter fare affermazioni di tale gravità? Ma, in ogni caso, le limitazioni alle libertà civili che essi attuano e che qui da noi, in Europa, adesso vengono invocate, riguarderanno una lunga fase, non saranno temporanee, limitate nel tempo.
Ce le propongono, ce le vogliono imporre, per sempre. Ci propongono di avviare, con il nostro consenso, con la nostra delega, la fine dell'occidente.
La prima cosa da fare, dunque, è opporre a questa campagna - che per virulenza non ha eguali da molti decenni - una compatta resistenza democratica.
Non è, questo, terreno per esercitazioni bipartisan. Nessuna convergenza con le forze ostili alla democrazia è possibile. Non deve essere dimenticato, nemmeno per un istante, che queste forze coincidono esattamente con quelle che ci hanno trascinato in guerra, e ci hanno esposto alla corresponsabilità di atti ingiustificabili.
Tutta la sinistra, tutta l'opinione pubblica democratica deve insorgere contro questa campagna.»
Meditate, gente, meditate
Santo
La gente comune, dappertutto, è ancora sotto choc, ma loro, i capi, quelli che dovrebbero garantire la sicurezza di tutti noi, invece di chiedere scusa per la loro incapacità, hanno avuto i riflessi pronti e hanno cominciato subito a invocare l'inasprimento delle leggi, misure eccezionali di polizia, autorizzazioni ad arresti senza garanzia, a fermi prolungati, a espulsioni indiscriminate, a ministeri speciali, a magistrature straordinarie.
Siamo di fronte al rovesciamento plateale perfino della logica più elementare. Sappiamo che dopo decenni di imbarbarimento progressivo, effetto di massicce dosi di televisione commerciale, di "insetti" che dedicano trasmissioni intere all'apparizione delle madonne, possono tranquillamente passare, come verità indiscutibili, affermazioni che non resisterebbero a nessuna verifica razionale.
E tuttavia abbiamo constatato anche recentemente, che una parte maggioritaria del nostro paese è ancora in condizioni di normalità mentale, cioè in grado di reagire alla menzogna e di difendere i propri interessi e le proprie convinzioni.
Bisogna parlare alla ragione della maggioranza.
Londra e il suo dramma ci dicono che la strategia della "lotta contro il terrorismo internazionale", nella sua versione imperiale, statunitense, è clamorosamente fallita. Sono passati quattro anni dall'11 settembre, due guerre sono state cominciate e non finite, decine di migliaia di persone, in gran parte civili, sono state sacrificate, e il terrorismo stragista non solo non è stato intaccato, ma appare più forte di prima, più presente, onnipresente, di quanto non fosse allora.
Logica elementare vorrebbe che questa considerazione, appunto elementare apparisse come tale, costituisse il punto di partenza di ogni azione volta a porre rimedio. Logica elementare imporrebbe un cambio di direzione.
Invece il coro unanime, o quasi, dei commenti, delle dichiarazioni, dei proclami, invita a copiare l'esperienza del Patriot Act voluto e imposto dall'imperatore al Congresso degli Stati Uniti.
Un insieme di leggi e provvedimenti la cui arbitrarietà e illegalità - anche rispetto alle leggi statunitensi - continua a gettare un'ombra sempre più fosca sulla stessa democrazia americana, da quattro anni "sospesa", messa tra parentesi.
Il rapimento di un "islamico" avvenuto nel nostro paese - scoperto solo perchè in Italia la magistratura continua a esistere e ad applicare le leggi italiane - ci ha messo di fronte all'evidenza che i decreti imperiali (emanati sull'onda emotiva dell'11 settembre, mai ratificati da nessun organo giurisdizionale statunitense) che autorizzavano il loro stesso autore, fonte inedita della legislazione mondiale, ad assumere decisioni inappellabili a nome di tutto l'occidente, sono stati eseguiti segretamente in tutti questi anni, in barba alle leggi internazionali vigenti e alle stesse leggi americane.
Così che diventa inevitabile porsi la domanda: quanti di questi atti, derivanti dall'arbitrio imperiale, sono stati compiuti all'insaputa di tutti noi? Quanti prigionieri di Guantanamo sono arrivati laggiù dopo essere stati rapiti senza autorizzazione? Quanti altri - di cui non sappiamo nulla e non abbiamo mai saputo nulla - sono spariti per sempre in qualche segreta di carcerieri e carnefici che agivano nella più totale segretezza e quindi nella più totale impunità?
E, dopo tutta questa tregenda senza nome e senza fine, cosa abbiamo ricavato? Cosa abbiamo scoperto dalle torture cui sono state sottoposte le vittime (mai giudicate, mai incriminate) di questa ordalia barbara? Niente di niente. Londra abbiamo ricavato, ecco il gran risultato.
E adesso vorrebbero che continuassimo in questa direzione, se possibile intensificando le illegalità e gli arbitrii. In nome dell'occidente civile ci chiedono di sacrificare la nostra civiltà, di cancellarla consapevolmente. E non per una breve parentesi della nostra esistenza, ma per sempre.
Non dimentichiamo che quello che sta di fronte a personaggi come George Bush, e Donald Rumsfeld è "una guerra che durerà cinquant'anni", una guerra "che durerà un'intera generazione". L'hanno detto loro.
E non si può prescindere dal dettaglio, non minuscolo, che non si sono mai visti condottieri che proclamino, all'inizio di una guerra, di sapere che essa durerà indefinitamente, oltre le loro stesse carriere politiche, oltre le loro stesse (e le nostre) vite.
Dichiarazioni così inedite meriterebbero una riflessione. Da dove provengono? Che cosa sapevano - subito dopo, non pretendo di sapere cosa sapessero prima dell'11 settembre 2001 - questi signori per poter fare affermazioni di tale gravità? Ma, in ogni caso, le limitazioni alle libertà civili che essi attuano e che qui da noi, in Europa, adesso vengono invocate, riguarderanno una lunga fase, non saranno temporanee, limitate nel tempo.
Ce le propongono, ce le vogliono imporre, per sempre. Ci propongono di avviare, con il nostro consenso, con la nostra delega, la fine dell'occidente.
La prima cosa da fare, dunque, è opporre a questa campagna - che per virulenza non ha eguali da molti decenni - una compatta resistenza democratica.
Non è, questo, terreno per esercitazioni bipartisan. Nessuna convergenza con le forze ostili alla democrazia è possibile. Non deve essere dimenticato, nemmeno per un istante, che queste forze coincidono esattamente con quelle che ci hanno trascinato in guerra, e ci hanno esposto alla corresponsabilità di atti ingiustificabili.
Tutta la sinistra, tutta l'opinione pubblica democratica deve insorgere contro questa campagna.»
Meditate, gente, meditate
Santo
18/07/2005 | 2838 letture | 0 commenti
di santuzzo
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