Terza pagina
C'era una volta una Regina...
C'era una volta una regina, proprio come nelle fiabe della migliore tradizione,
ma questa volta si racconta di una storia vera e documentata. Si tratta della
Regina Bianca di Navarra che delle fiabe aveva il bell'aspetto, si dice, e delle
donne siciliane la fierezza e l'intelligenza, anche se lei, siciliana non era ma spagnola.
Successe però che si innamorò della Sicilia non appena vi mise piede, come tre secoli dopo accadde anche al grande poeta Goethe il quale ebbe modo di affermare che l'Italia senza la Sicilia non lascia impressione nell'anima giacchè solo qui è la chiave di tutto!
Ma torniamo alla bella Bianca, la cui avventurosa vita è più somigliante ad un romanzo d'avventura. Questa bella regina visse in un periodo molto travagliato della nostra storia, tra il XIV ed il XV secolo, in un tempo di spade e cavalieri ma anche di soprusi ed ingiustizie.
La sua storia comincia con un matrimonio, anche se con poco romanticismo, ella andò infatti sposa per procura a Martino I, Re di Sicilia e figlio del Re d'Aragona, il quale aveva ottenuto il regno facendo rapire e sposando Maria, sua prima moglie e reggente del regno, morta poco dopo. Martino, di cui si racconta che fosse anche lui un bell'uomo, ma incallito donnaiolo, morì, si dice, fra le braccia di una delle sue amanti. Così comincia l'avventura della nostra eroina Bianca, la quale rimase Vicaria del Regno continuando a prendersi cura della sua ricca dote, costituita dalla cosiddetta Camera Reginale, ben nove città, fra cui anche Vizzini.
Proprio in virtù della sua bellezza e della sua dote fu assediata da alcuni nobili che, attraverso lei, miravano anche al trono di Sicilia, fra questi il più accanito fu Bernardo Cabrera, Gran Giustiziere del Re e potente Conte di Modica, le cui profferte sdegnosamente rifiutò.
Da questo momento Bianca è costretta a intraprendere una rocambolesca fuga per le città della Sicilia che le offrivano asilo. Fra queste città vi fu anche Vizzini, che ancora la ricorda nel nome di una stradina, sita nell'antico quartiere del Cucco, dove dovette esserci il Palazzo che la accolse con la sua piccola corte, come confermato da alcune lettere inviate dalla regina e dalle suppliche che i giurati dell'Universitas di Bizini rivolgono alla stessa.
Il Conte Cabrera la inseguì per ogni dove, voleva rapirla e sposarla con la forza, ma lei, novella Angelica di Ariostesca memoria, riusciva sempre a sottrarsi, ed il suo aguzzino non trovava altro che il suo profumo fra le lenzuola nel luogo da cui era appena fuggita.
La vicenda si concluse con la proclamazione di un nuovo re, Ferdinando di Castiglia, che mandò alcuni nobili a proteggere Bianca, ma di fatto a privarla del suo potere e ad imprigionare il Cabrera che fu rinchiuso nel Castello Ursino di Catania.
Bianca cercò ancora di far sentire la sua influenza nelle città da lei amministrate e di eliminare la corruzione dei pubblici funzionari, attribuendo tasse più eque; arrivò perfino a dare ufficialità ad un chirurgo donna, atto ben rivoluzionario per l'epoca. Ma i baroni accecati dalle loro beghe, non compresero il suo sincero interesse al progresso del Regno. Così ella si ritirò nel suo Castello di Olit, in Navarra, dove terminò la sua fiaba prendendo marito e vivendo felice e contenta anche se - ci piace pensare - che il suo cuore rimase per sempre legato alla sua bella isola dalla selvaggia bellezza che l'aveva stregata e ammaliata per sempre.
Successe però che si innamorò della Sicilia non appena vi mise piede, come tre secoli dopo accadde anche al grande poeta Goethe il quale ebbe modo di affermare che l'Italia senza la Sicilia non lascia impressione nell'anima giacchè solo qui è la chiave di tutto!
Ma torniamo alla bella Bianca, la cui avventurosa vita è più somigliante ad un romanzo d'avventura. Questa bella regina visse in un periodo molto travagliato della nostra storia, tra il XIV ed il XV secolo, in un tempo di spade e cavalieri ma anche di soprusi ed ingiustizie.
La sua storia comincia con un matrimonio, anche se con poco romanticismo, ella andò infatti sposa per procura a Martino I, Re di Sicilia e figlio del Re d'Aragona, il quale aveva ottenuto il regno facendo rapire e sposando Maria, sua prima moglie e reggente del regno, morta poco dopo. Martino, di cui si racconta che fosse anche lui un bell'uomo, ma incallito donnaiolo, morì, si dice, fra le braccia di una delle sue amanti. Così comincia l'avventura della nostra eroina Bianca, la quale rimase Vicaria del Regno continuando a prendersi cura della sua ricca dote, costituita dalla cosiddetta Camera Reginale, ben nove città, fra cui anche Vizzini.
Proprio in virtù della sua bellezza e della sua dote fu assediata da alcuni nobili che, attraverso lei, miravano anche al trono di Sicilia, fra questi il più accanito fu Bernardo Cabrera, Gran Giustiziere del Re e potente Conte di Modica, le cui profferte sdegnosamente rifiutò.
Da questo momento Bianca è costretta a intraprendere una rocambolesca fuga per le città della Sicilia che le offrivano asilo. Fra queste città vi fu anche Vizzini, che ancora la ricorda nel nome di una stradina, sita nell'antico quartiere del Cucco, dove dovette esserci il Palazzo che la accolse con la sua piccola corte, come confermato da alcune lettere inviate dalla regina e dalle suppliche che i giurati dell'Universitas di Bizini rivolgono alla stessa.
Il Conte Cabrera la inseguì per ogni dove, voleva rapirla e sposarla con la forza, ma lei, novella Angelica di Ariostesca memoria, riusciva sempre a sottrarsi, ed il suo aguzzino non trovava altro che il suo profumo fra le lenzuola nel luogo da cui era appena fuggita.
La vicenda si concluse con la proclamazione di un nuovo re, Ferdinando di Castiglia, che mandò alcuni nobili a proteggere Bianca, ma di fatto a privarla del suo potere e ad imprigionare il Cabrera che fu rinchiuso nel Castello Ursino di Catania.
Bianca cercò ancora di far sentire la sua influenza nelle città da lei amministrate e di eliminare la corruzione dei pubblici funzionari, attribuendo tasse più eque; arrivò perfino a dare ufficialità ad un chirurgo donna, atto ben rivoluzionario per l'epoca. Ma i baroni accecati dalle loro beghe, non compresero il suo sincero interesse al progresso del Regno. Così ella si ritirò nel suo Castello di Olit, in Navarra, dove terminò la sua fiaba prendendo marito e vivendo felice e contenta anche se - ci piace pensare - che il suo cuore rimase per sempre legato alla sua bella isola dalla selvaggia bellezza che l'aveva stregata e ammaliata per sempre.
14/05/2005 | 3510 letture | 0 commenti
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