I racconti di Doctor
Cronaca di un delitto passionale
Il 1º maggio del 1950 Vizzini venne sconvolta da un caso di omicidio-suicidio,
la comunità vizzinese rimase oltre che sconvolta anche addolorata per la
scomparsa di due personaggi noti e voluti bene in paese. I quotidiani locali ne
parlarono abbondantemente, i cantastorie portarono nelle piazze questa affascinante
e triste storia d'amore finita in tragedia.
Personaggio nº 1 della storia: Vito D'Amico
Era un cinquantino essendo nato a Catania il 26/8/1893, apparteneva quindi al segno dello zodiaco della Vergine, pertanto era sempre attento e scrupoloso nella forma e quasi perfezionista nella sostanza.
Era un bell'uomo, molto distinto, sempre ben vestito, dal portamento signorile, galante salutava le signore con un inchino, piacente ci sapeva fare.
Era vedovo, da circa quindici anni gli era morta la moglie, signora Lisa originaria di Catania, per una malattia inguaribile inutilmente operata dal dottore Costa. Era rimasto vedovo quindi abbastanza giovane.
Rimosso il dispiacere ed elaborato il lutto sentiva la mancanza di una donna accanto a lui. Con il passare del tempo era diventato un fimminaro di prima e molti, forse troppi, cuori aveva infranto, compresi cuori di signorine di buona famiglia che rimanendo nella propria dignità e riservatezza si erano innamorate di quel bell'uomo in maniera più o meno platonica.
Come lavoro, prima con la propria macchina di noleggio di rimessa faceva viaggi per Catania o per dove capitava, successivamente era entrato in società con i signori Zuccalà e Cunsolo costituendo la STAV (Società Trasporti Autolinee Vizzinesi).
Piccola digressione: la STAV aveva ottenuto la concessione della linea Licodia Eubea-Catania andata e ritorno con fermate a Vizzini, Francofonte, Lentini più le tante altre fermate intermedie che permettevano il trasferimento di arbitrianti e braccianti nelle campagne della zona.
Agli inizi la STAV non trasportava nè cavagne, nè cavagnari che invece si servivano dell FF.SS. da Vizzini Scalo a Catania, da Vizzini fino a Vizzini Scalo si servivano di grandi macchine strapuntinate (Martorana, u Catanisi etc.)sormontate da una montagna di cavagne piene all'andata e vuote al ritorno.
Successivmente la STAV ottenne la linea Acate Grammichele Licodia Eubea Vizzini Francofonte Lentini Catania incrementando il numero dei propri dipendenti (Musso, i fratelli Cortese, Pasqualino Gandolfo - pastizzieddu -, Parisi, Nino Piluso, La Ferita i più conosciuti).
Da quando Vito era socio comproprietario della STAV faceva il bigliettaio, ma in caso di necessità non disdegnava di guidare il pullman. Spesso la sera con amici anche di buon ceto sociale, ma altrettanto fimminari come lui, si recavano in città o in paesi vicini per spedizioni nei casini della zona, fuori dal proprio paese per non essere riconosciuti.
Non che fosse una colpa frequentere i casini, tutt'altro, infatti a quei tempi, riconosciuti legittimi dallo Stato, esistevano per dare libero sfogo alla esuberante - si fa per dire - mascolinità dello uomo latino. Ma non si sa mai lo venivano a sapere le mogli che non avevano potuto constatare in proprio la grande esuberanza del marito (trivulu in casa e spassu fora cu l'amici)!
Le mogli si mostravano apparentemente indifferenti: "pi mia po fari chiddu ca voli basta ca mi lassa 'n ta paci". Ma in cuor loro magari si aspettavano qualche attenzione in più, tuttavia guai a lasciarlo intendere altrimenti venivano considerate irrimediabilmente viziose e leggere nella migliore delle ipotesi, bottane nella peggiore.
In questo contesto si poteva trovare la donna insoddisfatta, fragile che di fronte ad un bell'uomo, galante come Vito che si prodigava in complimenti, poteva perdere la testa e combinare le cose più imprevedibili di questo mondo.
Vito andava a caccia anche di queste situazioni. Manteneva un rapporto più o meno stabile e segreto con Nedda, una donna che aveva un passato ed un presente un pò movimentato, che abitava in via San Sebastiano. Secondo alcuni miei referenti faceva la camiciaia, secondo altri ricamava e dava lezioni di ricamo, secondo altri ancora lavorava a maglia. Ad un certo punto Nedda, considerato che Vito non aveva nessuna intenzione di cedere alle sue pressioni di regolare la loro posizione, lasciò Vizzini ed emigrò in America "richiamata" dai figli.
Personaggio nº 2 della storia: la Gianna
Così comunemente la chiamavano i vizzinesi, ma il suo cognome e nome era Giannì Emanuela, diminuitivo Emma, aveva 45 anni essendo nata a Floridia il 28/6/1904, era quindi del segno del Cancro cioè estremamente sentimentale, fortemente passionale, possessiva nell'amore, del tipo come l'edera dove m'attacco muoio.
Era di statura medio/bassa, di faccia comune, ma con un bel corpo, sicuramente attraente, abbastanza decisa nel carattere, d'altro canto non si poteva permettere indecisioni o incertezze con l'attività che svolgeva e per di più in un posto lontano dal mondo, come Vizzini, e lontano eventualmente da centri ospedalieri che potevano dare aiuto in caso di necessità.
Aveva vinto il concorso per ostetrica condotta per il comune di Vizzini, abitava con la madre e la sorella più piccola, Rosa, anche lei diplomatasi ostetrica successivamente, in via Appia.
La Gianna si era innamorata, ricambiata, di Vito e d'ammucciuni - cosa pressochè impossibile a Vizzini, dove da sempre anche le mura sono dotate di occhi per vedere e di orecchie per sentire - si incontravano quando era possibile.
Ma Vito continuava ad essere irrequieto come prima. Continuava a mantenere rapporti con altre donne, cercava avventure varie, nonostante la Gianna gli dimostrasse grande amore, tanto che l'aveva aiutato anche economicamente a saldare piccoli debiti.
La Gianna, che non era stupida, lo aveva pregato prima, avvertito successivamente, minacciato infine di smetterla altrimenti sarebbe andata a finire male! Anche la mamma di Vito era preoccupata e aveva confidato ad una cugina di aver avuto un bruttissimo sogno in cui le cose erano messe male per il figlio.
Vito era stato avvertito nel tempo anche dagli amici che avevano notato la Gianna estremamente irrequieta e probabilmente poteva covare qualche vendetta, aveva anche ritirato i propri risparmi che aveva tempo prima depositato presso il locale ufficio postale (non esisteva allora la legge sulla privacy, soprattutto per gli amici).
il giorno del 1º Maggio, in un pomeriggio leggermente piovoso: la sfilata dei lavoratori (i comunisti con il fazzoletto rosso al collo) era già transitata per via San Sebastiano con in prima fila le bandiere ed i sindacalisti (Verdino, Giarrusso ed altri), preceduta dalla banda che suonava il sempreterno inno dei lavoratori; tutti ora erano radunati in piazza Umberto 1º per il comizio di chiusura.
Via San Sebastiano alta era deserta, come esseri viventi c'erano solo le rondini che garrendo festosamente solcavano il cielo, Vito che tornava ignaro da Catania e si recava a casa, la Gianna che appostata lo aspettava.
La Gianna era stata vista poco prima estremamente tesa, nervosa, pallida, di un colorito verdastro in occasione di una visita nella zona di Santa Teresa.
La Gianna, visto Vito che si avvicina, esce allo scoperto, gli va incontro, tira fuori la pistola dalla borsa, punta Vito. Il quale ha il tempo si scorgere lo sguardo, che prima era stato pieno di passione e di amore, adesso era carico di odio e di determinazione, scappa inseguito dalla Gianna, tenta di entrare nel negozio di don Tanuzzu Interlandi, imbocca correndo la salita di Itieddu, grida più volte "Emma, Emma, nun lu fari, chi t'aiu fattu, chi t'aiu fattu", ma alla altezza della casa dei Tiralosi (i Pichetti) stramazza colpito a morte da una pistolettata. La Gianna, sconvolta, abbraccia Vito e si spara.
Si conclude così questa triste e bellissima storia d'amore che avevo sentito raccontare, a cenni, da ragazzo, e mi aveva sempre appassionato tantissimo. Grazie alla benevolenza di tanti amici vizzinesi, che non si sono mai infastiditi alle mie insistenti domande, sono riuscito a ricostruirla in parte. Chiunque avesse notizie di questo e di similari fatti di cronaca e fosse disposto a farmeli avere lo può fare tramite il sito InfoVizzini.it. Grazie anticipatamente!
Personaggio nº 1 della storia: Vito D'Amico
Era un cinquantino essendo nato a Catania il 26/8/1893, apparteneva quindi al segno dello zodiaco della Vergine, pertanto era sempre attento e scrupoloso nella forma e quasi perfezionista nella sostanza.
Era un bell'uomo, molto distinto, sempre ben vestito, dal portamento signorile, galante salutava le signore con un inchino, piacente ci sapeva fare.
Era vedovo, da circa quindici anni gli era morta la moglie, signora Lisa originaria di Catania, per una malattia inguaribile inutilmente operata dal dottore Costa. Era rimasto vedovo quindi abbastanza giovane.
Rimosso il dispiacere ed elaborato il lutto sentiva la mancanza di una donna accanto a lui. Con il passare del tempo era diventato un fimminaro di prima e molti, forse troppi, cuori aveva infranto, compresi cuori di signorine di buona famiglia che rimanendo nella propria dignità e riservatezza si erano innamorate di quel bell'uomo in maniera più o meno platonica.
Come lavoro, prima con la propria macchina di noleggio di rimessa faceva viaggi per Catania o per dove capitava, successivamente era entrato in società con i signori Zuccalà e Cunsolo costituendo la STAV (Società Trasporti Autolinee Vizzinesi).
Piccola digressione: la STAV aveva ottenuto la concessione della linea Licodia Eubea-Catania andata e ritorno con fermate a Vizzini, Francofonte, Lentini più le tante altre fermate intermedie che permettevano il trasferimento di arbitrianti e braccianti nelle campagne della zona.
Agli inizi la STAV non trasportava nè cavagne, nè cavagnari che invece si servivano dell FF.SS. da Vizzini Scalo a Catania, da Vizzini fino a Vizzini Scalo si servivano di grandi macchine strapuntinate (Martorana, u Catanisi etc.)sormontate da una montagna di cavagne piene all'andata e vuote al ritorno.
Successivmente la STAV ottenne la linea Acate Grammichele Licodia Eubea Vizzini Francofonte Lentini Catania incrementando il numero dei propri dipendenti (Musso, i fratelli Cortese, Pasqualino Gandolfo - pastizzieddu -, Parisi, Nino Piluso, La Ferita i più conosciuti).
Da quando Vito era socio comproprietario della STAV faceva il bigliettaio, ma in caso di necessità non disdegnava di guidare il pullman. Spesso la sera con amici anche di buon ceto sociale, ma altrettanto fimminari come lui, si recavano in città o in paesi vicini per spedizioni nei casini della zona, fuori dal proprio paese per non essere riconosciuti.
Non che fosse una colpa frequentere i casini, tutt'altro, infatti a quei tempi, riconosciuti legittimi dallo Stato, esistevano per dare libero sfogo alla esuberante - si fa per dire - mascolinità dello uomo latino. Ma non si sa mai lo venivano a sapere le mogli che non avevano potuto constatare in proprio la grande esuberanza del marito (trivulu in casa e spassu fora cu l'amici)!
Le mogli si mostravano apparentemente indifferenti: "pi mia po fari chiddu ca voli basta ca mi lassa 'n ta paci". Ma in cuor loro magari si aspettavano qualche attenzione in più, tuttavia guai a lasciarlo intendere altrimenti venivano considerate irrimediabilmente viziose e leggere nella migliore delle ipotesi, bottane nella peggiore.
In questo contesto si poteva trovare la donna insoddisfatta, fragile che di fronte ad un bell'uomo, galante come Vito che si prodigava in complimenti, poteva perdere la testa e combinare le cose più imprevedibili di questo mondo.
Vito andava a caccia anche di queste situazioni. Manteneva un rapporto più o meno stabile e segreto con Nedda, una donna che aveva un passato ed un presente un pò movimentato, che abitava in via San Sebastiano. Secondo alcuni miei referenti faceva la camiciaia, secondo altri ricamava e dava lezioni di ricamo, secondo altri ancora lavorava a maglia. Ad un certo punto Nedda, considerato che Vito non aveva nessuna intenzione di cedere alle sue pressioni di regolare la loro posizione, lasciò Vizzini ed emigrò in America "richiamata" dai figli.
Personaggio nº 2 della storia: la Gianna
Così comunemente la chiamavano i vizzinesi, ma il suo cognome e nome era Giannì Emanuela, diminuitivo Emma, aveva 45 anni essendo nata a Floridia il 28/6/1904, era quindi del segno del Cancro cioè estremamente sentimentale, fortemente passionale, possessiva nell'amore, del tipo come l'edera dove m'attacco muoio.
Era di statura medio/bassa, di faccia comune, ma con un bel corpo, sicuramente attraente, abbastanza decisa nel carattere, d'altro canto non si poteva permettere indecisioni o incertezze con l'attività che svolgeva e per di più in un posto lontano dal mondo, come Vizzini, e lontano eventualmente da centri ospedalieri che potevano dare aiuto in caso di necessità.
Aveva vinto il concorso per ostetrica condotta per il comune di Vizzini, abitava con la madre e la sorella più piccola, Rosa, anche lei diplomatasi ostetrica successivamente, in via Appia.
La Gianna si era innamorata, ricambiata, di Vito e d'ammucciuni - cosa pressochè impossibile a Vizzini, dove da sempre anche le mura sono dotate di occhi per vedere e di orecchie per sentire - si incontravano quando era possibile.
Ma Vito continuava ad essere irrequieto come prima. Continuava a mantenere rapporti con altre donne, cercava avventure varie, nonostante la Gianna gli dimostrasse grande amore, tanto che l'aveva aiutato anche economicamente a saldare piccoli debiti.
La Gianna, che non era stupida, lo aveva pregato prima, avvertito successivamente, minacciato infine di smetterla altrimenti sarebbe andata a finire male! Anche la mamma di Vito era preoccupata e aveva confidato ad una cugina di aver avuto un bruttissimo sogno in cui le cose erano messe male per il figlio.
Vito era stato avvertito nel tempo anche dagli amici che avevano notato la Gianna estremamente irrequieta e probabilmente poteva covare qualche vendetta, aveva anche ritirato i propri risparmi che aveva tempo prima depositato presso il locale ufficio postale (non esisteva allora la legge sulla privacy, soprattutto per gli amici).
il giorno del 1º Maggio, in un pomeriggio leggermente piovoso: la sfilata dei lavoratori (i comunisti con il fazzoletto rosso al collo) era già transitata per via San Sebastiano con in prima fila le bandiere ed i sindacalisti (Verdino, Giarrusso ed altri), preceduta dalla banda che suonava il sempreterno inno dei lavoratori; tutti ora erano radunati in piazza Umberto 1º per il comizio di chiusura.
Via San Sebastiano alta era deserta, come esseri viventi c'erano solo le rondini che garrendo festosamente solcavano il cielo, Vito che tornava ignaro da Catania e si recava a casa, la Gianna che appostata lo aspettava.
La Gianna era stata vista poco prima estremamente tesa, nervosa, pallida, di un colorito verdastro in occasione di una visita nella zona di Santa Teresa.
La Gianna, visto Vito che si avvicina, esce allo scoperto, gli va incontro, tira fuori la pistola dalla borsa, punta Vito. Il quale ha il tempo si scorgere lo sguardo, che prima era stato pieno di passione e di amore, adesso era carico di odio e di determinazione, scappa inseguito dalla Gianna, tenta di entrare nel negozio di don Tanuzzu Interlandi, imbocca correndo la salita di Itieddu, grida più volte "Emma, Emma, nun lu fari, chi t'aiu fattu, chi t'aiu fattu", ma alla altezza della casa dei Tiralosi (i Pichetti) stramazza colpito a morte da una pistolettata. La Gianna, sconvolta, abbraccia Vito e si spara.
Si conclude così questa triste e bellissima storia d'amore che avevo sentito raccontare, a cenni, da ragazzo, e mi aveva sempre appassionato tantissimo. Grazie alla benevolenza di tanti amici vizzinesi, che non si sono mai infastiditi alle mie insistenti domande, sono riuscito a ricostruirla in parte. Chiunque avesse notizie di questo e di similari fatti di cronaca e fosse disposto a farmeli avere lo può fare tramite il sito InfoVizzini.it. Grazie anticipatamente!
01/05/2005 | 8027 letture | 0 commenti
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